Attualità

Cosa ci ha insegnato la quarantena forzata Ritrovare l’attenzione per figli e alunni

di Redazione -


Solo così si potrà cogliere quanto li rende originali, 

in grado di scegliere un percorso di vita e di lavoro congeniale alle loro attitudini e utile per la Comunità

Se c’è una cosa che in questa quarantena forzata dovremmo aver imparato è la possibilità di guardare con più attenzione e tempo a quanto esiste intorno a noi e capire se siamo in grado di affondare lo sguardo su ciò che non appare in superficie ma alberga all’interno di persone e cose.

Nelle famiglie, aver riscoperto la vicinanza e il contatto più costante con il coniuge e soprattutto con i figli, dovrebbe averci aiutato a conoscere quanto in loro anima e condiziona i momenti e le giornate: le passioni, le paure, i desideri, le emozioni, i sogni, gli slanci, le fragilità. Un patrimonio di spunti per la conoscenza e la comprensione. 

Il futuro di una Comunità sta nei giovani e prima ancora nei bambini e negli adolescenti. Le fragilità che riscontriamo comunemente nei ragazzi nascono proprio da una mancanza di interesse nei loro confronti sia da parte della famiglia, sia da parte della scuola. Non ci si propone di comprendere chi abbiamo veramente davanti a noi, di cogliere quanto in loro li può rendere originali, aiutandoli a crescere secondo le disposizioni che gli sono più congeniali, ma più superficialmente gli si chiede di essere qualcosa che nella maggior parte dei casi non coincide con le loro disposizioni e attitudini.

I modelli che vengono proposti dalla società e lasciati assimilare dalle persone sin da bambini sono quelli imposti dal mercato, dallo spettacolo e dalla pubblicità. Sono sirene i cui suoni invadono e fanno breccia nei loro animi e ne condizionano le scelte e la vita, rendendo questa un ambiente in cui con troppa facilità albergano la scontentezza, il sentimento di precarietà, il malessere psichico e fisico, il senso di inadeguatezza. Condizioni che allontanano la possibilità di esprime nella società il meglio di se stessi, partecipando al suo sviluppo, alla sua crescita di civiltà e di progresso.   La famiglia, troppo presa dai problemi del lavoro e del tempo, sempre insufficiente, diventa più il luogo dove sfogare le proprie ansie e repressioni, invece di essere il nido nel quale ritrovarsi, dove condividere il proprio vissuto incontrando il dialogo, l’ascolto, l’osservazione, la comprensione, la pazienza, la disposizione al sacrificio a favore dell’altro e all’abbraccio. Il luogo dove capire i propri limiti, superare le difficoltà. Dove esprimere, senza il timore d’essere giudicati, le paure, i dubbi e i sentimenti che gravitano nell’animo di ciascuno. Il posto nel quale rendere visibile l’invisibile e quello dove acquisire i requisiti per un vissuto di senso e di valore. Qualcosa che richiede tempo, passione, cura, umiltà e soprattutto, capacità introspettive.  La scuola non è da meno della famiglia. Anch’essa attraversa da troppo tempo un momento di latitanza dalla sua vera essenza, quella di essere la continuazione di un’educazione familiare dedicata a offrire ai bambini, ai ragazzi, quell’impronta di conoscenza di se stessi, dei loro caratteri, delle loro disposizioni naturali, dei loro progressi psicologici e intellettuali, della cultura e della società, che sole fanno di loro delle persone capaci di muoversi e orientarsi autonomamente, con le giuste bussole, nel mare della vita. 

Fortificati contro i modelli imposti da culture interessate solo a far di ogni cittadino un suddito del consumo, dell’utile, del tornaconto, del successo a tutti i costi. Quello che questa quarantena imposta ci ha fatto comprendere è la possibilità di ritrovare e non più perdere la capacità di comportarci con i bambini, con i ragazzi, come farebbe un buon giardiniere che sa, come dice un vecchio proverbio, che: “un seme nascosto nel cuore di una mela è un frutteto invisibile”, offrendo a ogni seme ciò che gli è necessario, per poi trarre i benefici che verranno dai suoi frutti.  Questo dovrà accadere in famiglia come a scuola, con l’aiuto della società, finalmente conscia di cosa occorre per donare alla Comunità un futuro verso cui credere con convinzione e con la voglia, sentita e attiva, di partecipazione

Romolo Paradiso


Torna alle notizie in home