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Così i procuratori hanno rovinato la favola della Salernitana

di Giovanni Vasso -


Il presidente Danilo Iervolino e l’ex diesse Walter Sabatini si lanciano bordate e la storia d’amore sportiva finirà in tribunale. Ecco perché

Dopo i confetti, assicura quel proverbio, arrivano i difetti. Anche la storia d’amore più travolgente può arenarsi davanti alla piccolezza del reale, del quotidiano che non è quasi mai all’altezza dei sogni, specialmente quelli di cui si nutre il calcio. Così è finita tra Danilo Iervolino e Walter Sabatini, presidente ed ex direttore sportivo della Salernitana protagonista di una clamorosa salvezza in Serie A. E come ogni matrimonio che si rompe anche stavolta il rischio sarà quello di finire in tribunale.

Perché questa mattina Sabatini, ai microfoni di Radio Anch’io Sport, ha voluto replicare all’intervista che Iervolino ha dato alla Gazzetta dello Sport, dandogli del bugiardo. “Se è vero che lo ha detto, verrà con me in tribunale anche se ha grandi avvocati. Credo sia una caduta di stile, un’uscita di cattivo gusto”. Tutto era iniziato proprio dall’ex diesse che, domenica mattina al Corriere della Sera, aveva detto che era stato cacciato dalla Salernitana a causa di un equivoco. Sabatini, poi, aveva detto che la sua impresa era simile a “una tela del Caravaggio” e che qualche “schizzo di fango” non l’avrebbe mai potuta scalfire. Iervolino, questa mattina, ha replicato dalle colonne della Rosea affermando che “Sabatini crede di prendere tutti per stupidi ma di equivoco c’è solo lui: pensa di essere il più intelligente ma è stato bugiardo”.

Ma che è successo, a Salerno? Come è stato possibile trasformare un idillio in un duello che rischia di finire davanti a un giudice? È successo che alle porte del club granata ha bussato la realtà del pallone. Che non è fatta solo di gol, presi e subiti, di partite, vinte o perdute,  ma di procuratori, commissioni, vile denaro. Il “sette per cento” è stata la bandiera sportiva che ha portato la Salernitana alla salvezza. Una percentuale maggiore, ma calcolata diversamente, ha portato alla rottura. Il casus belli è stato il contratto del centrocampista Lassana Coulibaly. Ingaggiato quando il club ancora afferiva al trust che ha preso le redini della società da Lotito e Mezzaroma, prevedeva la possibilità riconosciuta al calciatore di svincolarsi (in caso di permanenza in A) a 1,7 milioni. Però l’impresa sportiva dei granata ha fatto lievitare il valore del mediano del Mali e Sabatini avrebbe tentato di rivedere l’accordo. Poi, secondo la sua versione, avrebbe girato le richieste dei procuratori direttamente al presidente. Che ha reagito malissimo. Al punto da cacciare lui e lanciare una crociata contro i procuratori. “Volevamo corrispondere a Lassana Coulibaly un aumento di stipendio di 200mila euro – ha spiegato Iervolino alla Gazzetta dello Sport -, ma per completare l’operazione avremmo dovuto versare un milione al suo agente: un impegno che aveva preso Sabatini. Io non mi piegherò mai a questo sistema: se un giocatore riceve una buona offerta da un altro club è libero di andare. Sabatini invece mi ha detto che con certe logiche convive da tempo e che vista la mia posizione in merito riteneva di non essere l’uomo giusto per la Salernitana. Adesso leggo che si sente da Champions League, vedremo dove andrà: non sa nemmeno far funzionare un computer o mandare una mail”. 


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