Cronaca

Così la ‘ndrangheta ha messo radici a Roma

di Giovanni Vasso -


L’inchiesta di Dia e Dda ha scoperto la prima ‘ndrina romana “propaggine” della cosca reggina degli Alvaro. Tutti gli affari della malavita.

A Roma operava una “sezione distaccata” della ‘ndrangheta reggina: quarantatré persone indagate tra il Lazio e la Calabria. L’inchiesta è stata condotta dagli uomini del centro operativo della Direzione investigativa antimafia di Roma, coordinati dai magistrati dalla Dda in seno alla Procura della Repubblica di Roma, che hanno notificato 43 ordinanze di custodia cautelare, 38 delle quali in carcere e cinque ai domiciliari. Altre 34 persone sono state arrestate, invece, in Calabria: in tutto 77 persone sono finite sotto inchiesta. Le ipotesi di reato per gli indagati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, cessione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione aggravata e detenzione illegale di arma da fuoco, fittizia intestazione di beni, truffa ai danni dello Stato aggravata dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta, riciclaggio aggravato, favoreggiamento aggravato e concorso esterno in associazione mafiosa.

Si tratta della prima “locale” romana e sarebbe stata autorizzata direttamente, sin dal 2015, dai capi calabresi. La “propaggine”, da cui il nome dell’operazione che Dia e Dda hanno tratto da un’intercettazione in cui uno degli indagati ammetteva, riferendosi ai calabresi, che il gruppo romano rappresentava “una propaggine di là sotto”, avrebbe risposto direttamente alla cosca Alvaro Penna di Sinopoli, in provincia di Reggio Calabria. A loro, infatti, si sarebbero rivolti i “romani” per appianare divergenze interne e per tratteggiare ruoli e gerarchie criminali nella capitale. Tra gli indagati ci sarebbero, tra gli altri, anche un commercialista e un bancario. La vocazione della “propaggine” romana, infatti, sarebbe stata prettamente legata agli affari o, più precisamente, al riciclaggio dei proventi dei mercati illeciti nei settori commerciali, per lo più nella ristorazione, bar, supermercati e pasticcerie.

Tra le attività che caratterizzavano l’operato della ‘ndrina “madre”, quella di condizionare le elezioni. In particolare, tra gli indagati, c’è il sindaco di Cosoleto, piccolo comune di 800 abitanti, in provincia di Reggio Calabria accusato di essersi avvantaggiato delle “preferenze” espresse nei suoi confronti proprio dalla consorteria sinopolese degli Alvaro Penna.

L’inchiesta della Dia ha consentito di sgominare quella che sarebbe la prima “locale” della ‘ndrangheta direttamente a Roma. Un fatto inedito, e inquietante, negli equilibri della criminalità organizzata.
E mentre le indagini proseguono, arrivano i messaggi di plauso al lavoro delle forze dell’ordine da parte delle istituzioni e della politica. Il prefetto di Roma Matteo Piantedosi s’è congratulato con gli inquirenti: “Grande apprezzamento per l’imponente operazione che ha consentito di sgominare una locale di ‘ndrina operante sul territorio della Capitale. Ringrazio gli uomini della Dia e delle forze dell’ordine ed i magistrati della Dda di Roma che, in coordinamento con i colleghi di Reggio Calabria, hanno segnato oggi un altro importante punto nella lotta alla criminalità organizzata, ribadendo il forte impegno delle Istituzioni nel contrasto alle consorterie malavitose”

Il leader della Lega Matteo Salvini ha scritto su twitter. “Grazie a forze dell’ordine e inquirenti, che hanno colpito duramente le infiltrazioni della ‘ndrangheta a Roma. Nessuna tregua ai boss”. Il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia Lollobrigida ha affermato: “Il quadro che l’inchiesta sta facendo emergere è estremamente inquietante e dimostra come l’impegno nella lotta contro tutte le mafie debba essere incessante e implacabile”. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha voluto ringraziare le forze dell’ordine sui social: “Un pesante colpo alla criminalità organizzata a Roma. Sgominata la prima ‘ndrina dentro la capitale dedita ad attività mafiose, che mirava al controllo di attività economiche in vari settori. Grazie alla Dia e Dda di Roma. Avanti così, contro le mafie, per la giustizia”. Gli ha fatto eco il governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti: “Grazie alla Dia e alla Dda di Roma per la più importante operazione mai fatta nella Capitale contro la ‘ndrangheta. Le mafie sono un pericolo per la democrazia. Insieme possiamo combatterle”.


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