Economia

Così perdiamo il made in Italy a tavola

di Mariagrazia Biancospino -


Speculazione e mancati controlli sui rincari, Il giallo della pasta: prezzi alle stelle ma il grano diminuisce. Agricoltori ko.

Brutta bestia, la statistica. Specialmente d’estate e quando la si avvicina, come capita a moltissimi italiani, durante le giornate nelle quali è indispensabile far quadrare i conti dell’economia domestica, alle prese con le bollette e il rincaro dei prezzi. Eccolo, il rincaro dei prezzi. Presente fisso nelle nostra vita quotidiana, seppure non invitato. La statistica è quella che dovrebbe aiutare anche chi scrive a cercare di comprendere i motivi reali dell’aumento del costo dei beni di generale consumo in queste settimane, dopo mesi dallo scoppio del conflitto russo-ucraino che ha ribaltato gli assetti di tutte le economie del mondo.

Ci rinunciamo, perché purtroppo non ci aiutano tutte le pagine consultate sul sito web del ministero dello Sviluppo economico. Non saremo stati forse bravi, ma un paio di cose sono certe. Lì si cita il “paniere”, il famoso blocco di beni cui fa riferimento l’Istat per monitorare l’andamento di prezzi. Ma poi le rilevazioni non risultano essere state fatte in tutte le province. E i numeretti delle quotazioni minime e massime di ogni prodotto non aiutano a scoprire il proprietario della manina che muove, su tutti i mercati e nelle Borse locali, la bilancia al rialzo o al ribasso.

Poi, come in un miraggio nella calura condizionata da Apocalisse4800, compare una figura dal nome simpatico, Mister Prezzi. E dalla faccia ancora più simpatica, che appartiene a Benedetto Mineo. E’ quello che può aiutare gli italiani? Siamo tentati dal rispondere che non può. Perché è il segretario generale del Mise e forse svolge a titolo volontario la funzione a suo tempo introdotta da un lontanissimo governo Prodi. Può al massimo erogare multe da 2 mila a 200 mila euro. A chi? Non a chi condiziona o aumenta i prezzi, ma a chi non gli fornisce in tempo i documenti utili a farsi una ragione delle segnalazioni degli italiani. Ma in quanti gli avranno scritto? Sul sito Mise non troviamo notizie al riguardo. E quali decisioni avrà adottato, finora?

La strada della statistica, insomma, non ci può aiutare. Non ci resta che raccontare il rischio che sulle tavole degli italiani vengano a mancare nei prossimi mesi i prodotti base dell’alimentare Made in Italy, pasta e pomodoro. O che continuino, come già sta accadendo, a subire vertiginosamente un rincaro, giustificato o meno che sia. Sulla pasta, la vicenda si tinge anche di giallo. Perché è aumentata su tutti i banconi dei supermercati. Il rincaro energetico, si dirà. Ma non l’aumento della materia prima. Perché invece il prezzo del grano duro – lo denuncia a L’Identità Giuseppe De Noia, da solo un mese presidente di Cia Levante – scende: “Da un calo di 10 euro a tonnellata siamo arrivati fino a meno 45 euro a tonnellata, mentre la pasta al market aumenta fino al 17%”. Un colpo duro per gli agricoltori pugliesi, protagonisti del Granaio Italia, da cui deriva il 35% della produzione nazionale: “Stiamo sostenendo costi aumentati nel complesso fino al 40% e, per questa congiuntura aggravata dalla siccità, rischiamo di ridurre questo raccolto del 35%”. Una speculazione che non ci voleva, condizionata da rumors che stimano un raccolto molto ampio in Canada, tanto da convincere gli agricoltori di casa nostra a dar via il raccolto a prezzi minimi, senza contrattare sulle offerte più basse.

E il pomodoro? Qui, il quaderno delle doglianze di Cia è ricco. A rischio il raccolto dell’oro rosso, ma pure tutto il comparto ortofrutticolo. C’è per il pomodoro un calo produttivo pari ad almeno il 15% e picchi fino al 30% per il pomodoro tardivo, atteso per settembre. Sotto stress l’ortofrutta, che rischia di perdere 3 settimane su 4 di raccolti. Potrebbe essere positivo il dato del pomodoro da industria, che fa dell’Italia il secondo produttore mondiale di fresco per le conserve e che vale 3,7 miliardi di euro, di cui quasi 2 miliardi solo di export. Ma anche qui regnano le incognite, con i mercati Ue dove cambiano di continuo le richieste di polpa e concentrato ed è sempre presente il rischio di speculazioni internazionali.


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