Attualità

Così si infrange il “modello Abruzzo” del cowboy e dell’orsa

di Eleonora Ciaffoloni -


Il “modello Abruzzo” si infrange a San Benedetto dei Marsi: è lì, a pochi metri dal confine del Parco Nazionale, che è stata uccisa a fucilate l’orsa Amarena. C’è ancora il sangue dell’animale sul cancello dell’abitazione dell’uomo che, vedendola all’interno del proprio giardino, ha sparato da distanza ravvicinata. L’uomo, un 56enne del posto, è stato già identificato e interrogato dalle forze dell’ordine, intervenute nell’immediato a seguito dell’abbattimento. Un intervento tempestivo, dovuto a un efficiente sistema di sicurezza, messo in atto – dai carabinieri e dal personale del parco – per la salvaguardia degli orsi marsicani.

E così, sentito il rumore inconfondibile del colpo di fucile, i militari sono arrivati sul posto, trovando l’orsa Amarena già senza vita. Per l’esemplare marsicano non c’è stato nulla da fare, ma le operazioni dell’arma hanno evitato il peggio: a fianco dell’orsa erano presenti ormai da tempo i suoi cuccioli, che sono riusciti a scampare al funesto destino, spaventati dall’arma e dal trambusto provocato. Le forze dell’ordine dopo aver constatato la morte dell’orsa hanno sequestrato il corpo dell’animale – che è stato portato all’Istituto zooprofilattico di Teramo per una necroscopia – e insieme a esso l’arma e il bossolo colpevole dell’abbattimento. Il fucile da caccia utilizzato dall’uomo era legalmente detenuto, ma non per questo finalizzato all’uccisione di animali del Parco.
Difatti, oltre all’arma utilizzata, le forze dell’ordine hanno sequestrato anche tutte le altre armi detenute dal 56enne. Immediatamente indagato, l’uomo ha risposto alle domande degli inquirenti ed è stato accusato dalla Procura di Avezzano di uccisione di animali, con conseguente contravvenzione per l’abbattimento di un esemplare di orso.
Un fatto grave, perché l’orso marsicano è il simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e Amarena non era un’orsa qualsiasi: negli anni era diventata famosa – senza mai un episodio di pericolo – per le sue “passeggiate” fuori dal Parco, con piccole incursioni nei paesini circostanti in cerca di cibo e di frutta caduta dagli alberi. Non era mai stato denunciato un attacco, non era mai stato registrato alcun danno a cose o a persone. Anzi, negli ultimi giorni l’orsa, assiema ai suoi due cuccioli, era stata immortalata con foto e video – che hanno fatto il giro dei social – a San Sebastiano dei Marsi mentre attraversava le vie della cittadina con grandi e piccoli a osservarla.

Un episodio che spiega bene quali siano le modalità di convivenza tra orsi e persone in Abruzzo. Una convivenza serena, basata sul rispetto dell’animale, dei suoi spazi e della sua natura. Un modello spesso confrontato con altri e, altrettanto spesso, preso ad esempio positivo, come nel caso del Trentino dell’orsa Jj4, per cui era iniziato a formarsi un clima di paura e di odio. La corsa all’abbattimento, alla restrizione o all’allontanamento degli orsi in Abruzzo non era mai arrivata: perché la cultura del rispetto e della conservazione è più importante di un pollaio distrutto o di un orto rovinato.
Il gesto dell’uomo, a quanto ricostruito dallo stesso, è stato fatto “per paura” e così vedendola vicina e nel proprio giardino ha pensato di imbracciare il fucile e di ucciderla. Una paura che, attualmente, non sembrerebbe essere giustificata da un’aggressione da parte dell’animale.

Tuttavia, le dinamiche dell’accaduto sono ancora da chiarire e a farlo ci penseranno gli accertamenti delle indagini. Nei confronti dell’uomo però, sono arrivate le condanne, sia da parte delle istituzioni che delle associazioni animaliste, che si sono proposte – cosa che ha fatto anche la Regione Abruzzo per voce del governatore Marsilio – di sporgere denuncia e di costituirsi parte civile.
Intanto, però, la morte di Amarena non solo mette in pericolo i due cuccioli senza mamma – che ora sarebbero dispersi in una zona agricola in mezzo a capannoni industriali, cambi di mais e canneti, in cui diventa difficile l’individuazione – ma reca anche un danno al parco.
A spiegarlo il direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise Luciano Sammarone: “L’uccisione dell’orsa Amarena è un fatto gravissimo che ha anche arrecato un danno pesante al Parco” spiega. “Abbiamo perso una femmina riproduttiva, molto prolifica e per sostituirla, se tutto va bene, impiegheremo circa sette anni”. Ora anche sull’Abruzzo si accendono i riflettori: l’auspicio è che nessuno colga il cattivo esempio e che vengano rispettati i 60 esemplari rimasti.


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