Esteri

Così Trudeau vuole disarmare il Canada

Annunciata la stretta: stop al commercio di pistole e di caricatori ad alta capacità. Il premier: “Non c’è ragione per avere armi”.

di Giovanni Vasso -


Justin Trudeau vuole disarmare il Canada. Il primo ministro ha annunciato che il governo è già al lavoro su una legge che metterà al bando la vendita di pistole e di caricatori ad alta capacità per fucili e armi lunghe. Che non dovranno essere in grado di sparare più di cinque colpi. Per il premier “non c’è motivo per cui in Canada qualcuno debba avere armi nella sua vita quotidiana se non per ragioni di caccia e di sport”. Come al solito, la politica segue la cronaca. E il provvedimento annunciato dall’esecutivo Trudeau arriva sull’onda lunga della commozione e dell’indignazione scatenatasi in tutto il mondo dopo l’ennesima strage in una scuola americana, causata da un 18enne mentalmente instabile.

Un primo giro di vite sul commercio di armi da fuoco, in Canada, si era registrato poco più di due anni fa. Tra il 18 e il 19 aprile a Portapique, centro rurale della Nuova Scozia che si trova a cento chilometri da Halifax, il 51enne odontotecnico Gabriel Wortman seminò una lunga scia di sangue che raggiunse anche il capoluogo regionale. Fingendosi poliziotto, Wortman sparò e uccise senza ragioni apparenti almeno 23 persone prima di essere a sua volta eliminato durante una sparatoria con gli agenti. Era dal 1989 che non si registrava in Canada un orrore simile. Dai tempi della mattanza di studentesse (ne morirono 14) al Politecnico di Montreal, quando lo studente misogino Marc Lépine, armato di carabina, aprì il fuoco sulla folla, uccidendosi a sua volta.

Dopo il caso Wortman, Trudeau e il suo governo decisero di mettere fuori legge il commercio di almeno 1.500 prodotti legati alle armi. Adesso, dopo la strage di Uvalde in Texas, il Canada punta a lasciare nelle armerie dei cittadini solo fucili per utilizzo sportivo e per la caccia. “Un canadese ucciso dalla violenza delle armi da fuoco è uno di troppo – ha spiegato il premier Trudeau – . Ecco perché abbiamo vietato 1.500 tipi di armi da fuoco d’assalto militari. Ed è per questo che oggi abbiamo depositato un disegno di legge per rafforzare ulteriormente il controllo delle armi in Canada”. E dunque ha promesso: “Andremo avanti con il congelamento nazionale della proprietà delle armi. In altre parole, non sarà più possibile acquistare, vendere, trasferire o importare pistole in qualsiasi parte del Canada una volta che questo disegno diventerà legge”.

La scelta di Trudeau, però, rischia di non sortire effetti di sorta. Almeno sotto il profilo della lotta al crimine. Il quotidiano Globe and Mail, infatti, ha già svelato che il 70 per cento delle armi utilizzate nel 2018 e nella sola città di Toronto per compiere crimini di ogni sorta non erano state vendute in Canada ma erano arrivate di contrabbando dagli Stati Uniti d’America. Il dato era pure in crescita perché, solo considerando gli anni immediatamente precedenti 2014-17, le armi illegali provenienti dagli Usa e finite nelle mani dei criminali locali rappresentavano il 50 per cento del totale. Eppure il vero e grande limite della legislazione canadese starebbe nel tracciamento di tutte le armi da fuoco, a maggior ragione quelle che risulterebbero usate per i delitti.


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