Editoriale

COSPITO E LO STATO DI CARTA

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


 

Sì. Abbiamo creato noi un eroe. Un anarchico di basso profilo sta per diventare il simbolo degli anarchici della nuova internazionale. Che minacciano di mettere paura all’Europa. E che lo stanno già facendo. Di chi è la colpa? Di chi interpreta la legge come un pezzo di carta. Ed è lontano nella realtà dal valutare l’unica cosa che conta: la causa e gli effetti delle nostre decisioni. La straordinaria vaghezza di uno Stato che considera linea dura favorire il suicidio annunciato di un anarchico come Alfredo Cospito è la prima grande vittoria degli anarchici dopo vent’anni di silenzio. Noi ci troviamo di fronte a un caso di scuola. Il capo di un’organizzazione che ha come finalità stabilire che un potere costituito non è legittimo decide di morire in carcere, perché quella morte di un uomo forte, robusto, capace di sopportare il digiuno per più di 100 giorni assurge a simbolo dentro il mondo anarchico proprio di ciò che lo Stato vuole sconfiggere. Il potere costituito che lascia morire un uomo, giustamente condannato per dei reati che però non prevedono la sua morte, contribuisce a raggiungere l’obiettivo anarchico per eccellenza, una ragione più larga del proprio pensiero, per attaccare lo Stato. Nella dimensione internazionale in cui i pensieri politici più estremi ritrovano vigore, a destra come a sinistra, la morte di Cospito non ha soltanto un valore nazionale, portando sullo Stato italiano la critica di qualunque sistema democratico per non aver saputo gestire un’emergenza così grave, anzi per averla favorita interpretando alla lettera le normative che presuppongono la necessità di una reclusione più dura, quella del cosiddetto 41 bis, per chi è capace di intervenire dal carcere nell’organizzazione criminale che sta all’esterno, per un uomo che cerca proprio dallo Stato una ragione di ribellione mettendo a disposizione la propria vita per la causa anarchica. E’ abbastanza facile prevedere cosa avverrà: Cospito si lascerà morire in carcere, scatenando la reazione dei movimenti anarchici in Italia e nei paesi europei dove essi sono più forti. Sono 100 giorni che nel silenzio generale del Paese, che parla solo di sconti per le pompe di benzina, si è apprezzato il dibattito su come uno Stato non possa considerare dura la linea carceraria che porta a maggiori pericoli. Il senso più profondo del 41 bis non è impedire ai carcerati pericolosi di parlare con l’esterno per far vedere che lo Stato ha i muscoli, ma è impedire, con dei provvedimenti di gestione penitenziaria, che l’uomo in carcere possa generare all’esterno altri reati. È evidente a tutti che è avvenuto il contrario. La decisione di chiudere in isolamento Cospito ha generato attentati terroristici di matrice anarchica in tre Paesi dell’Europa in pochi giorni, cosa che sarebbe stata più difficile se non ci fosse di fronte agli occhi del mondo la lenta morte di un carcerato che da questa passione anarchica trae proprio la fonte del suo potere comunicativo verso l’esterno. Più forte nell’animare lo scontro contro le democrazie in crisi, in ginocchio direi, da morto di quanto sia stato capace in tutta la vita di fare da vivo. Se non è questa una sconfitta dello Stato ne vorrei vedere una. L’unico compito che la democrazia oggi ha per non fare l’ennesima figuraccia, per tutelare la sicurezza della collettività in Italia all’estero, è impedire la morte di Cospito e impedire che il movimento anarchico internazionale possa considerare l’atteggiamento dello Stato italiano come una tortura nei confronti di un detenuto condannato dal tribunale alla galera ma non alla morte. Se noi non saremo capaci di fare questo sarà la grande vittoria dell’anarchia. L’anarchia di chi professa con la violenza il proprio pensiero contro gli Stati. Ma anche l’anarchia di un Paese dove potere significa uso della forza, e non uso del cervello per ottenere come fine ultimo l’interesse generale. E non la capacità solo di rivendicare di non avere mai ceduto di un passo. Magari ottenendo l’effetto opposto a quello che ci eravamo prefissi. Mettendo in pericolo le persone. Facendoci forti di un pezzo di carta. Quello che ha disposto il 41 bis. In questo caso un regalo agli anarchici che vogliono spaventare il potere costituito.

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