Costanza d’Altavilla rivive con l’AI: narrazione digitale e potere femminile a Palazzo dei Normanni
Relegate, nella migliore delle ipotesi al ruolo di mogli e madri, le donne, per secoli hanno ricoperto funzioni esclusivamente ancillari rispetto agli uomini, essendo ritenute, per natura, poco adatte alla gestione del potere.
Fisicamente deboli e moralmente fragili, così erano considerate le donne, soprattutto in epoca medievale, quali esseri inferiori e, qualora depositarie di saperi, addirittura associate al demonio essendo, per questo, perseguitate dalla Chiesa e arse sui roghi di mezza Europa con l’accusa di stregoneria.
Incapaci di azioni indipendenti ed utilizzate come pedine verso il matrimonio più conveniente, laddove non confinate alla vita monastica, una volta sposate, le donne uscivano dalla tutela paterna per passare a quella del coniuge.
“Donne dalle vite spezzate, vittime indifese di un destino deciso da altri”, ad esse era vietato esprimersi in pubblico e, nelle cause legali, a rappresentarle era necessariamente un uomo di famiglia, di solito il padre o il marito, figure autoritarie naturalmente inclini al possesso e al comando.
Stereotipi che, fino al secolo scorso, hanno permeato la nostra cultura e le nostre leggi, lasciando emergere una netta disparità di genere, nonostante la quale molte donne, in passato, si sono distinte dando prova di resilienza ed inaudita determinazione. Tra queste spicca la figura di Costanza di Altavilla ‘Imperatrice e regina di Sicilia, l’ultima della stirpe dei Normanni” come reca la scritta impressa sul sarcofago in porfido che ne custodisce i resti mortali nella maestosa cattedrale di Palermo e sul cui ruolo chiave nella storia del potere femminile italiano s’incentra il volume “Costanza d’Altavilla. Donne e potere”, pubblicato dalla Commissione di vigilanza sulla Biblioteca dell’Assemblea regionale siciliana, presentato lo scorso 8 maggio a Palazzo dei Normanni.
Simbolo di potere, ad oggi sede del Parlamento siciliano, il Palazzo Reale di Palermo sembra evocare in ogni suo angolo più recondito la presenza della dama, la cui esistenza non fu priva di imposizioni e pregiudizi: in un mondo governato da uomini, fu costretta ‘alle nozze con il figlio del Barbarossa’ Enrico VI di Svevia, alla prigionia a Salerno e ancora a partorire pubblicamente nella piazza di Jesi al fine di fugare ogni dubbio, dovuto alla sua gravidanza in tarda età, sulla nascita del futuro Stupor Mundi, Federico II di Svevia.
Ed invero, l’evento, moderato dal giornalista Dario Matranga, che ha visto la patrocinio, nonchè la partecipazione stessa delle componenti della Commissione (Mariana Caronia, Roberta Schillaci e Valentina Chinnici), e l’intervento di studiosi e rappresentanti della cultura e delle istituzioni tra cui Maria Concetta Di Natale (Fondazione Sicilia), Adriana Chirco (Italia Nostra), Giorgio Scichilone (Università di Palermo), Annamaria Picozzi, Procuratrice Aggiunta presso il Tribunale di Palermo e la giornalista Stefania Petyx, è stato soprattutto l’occasione per dar voce a Costanza attraverso il contributo specifico della dott.ssa Paola Arena
membro del comitato scientifico di CSAIA (comitato scentifico intelligenza artificiale) e digital humanities designer.
L’esperta, impegnata da circa 40 anni nel campo dell’AI, ovvero da quando scrisse il suo primo algoritmo, ha dato vita ad una vera e propria intervista alla sovrana scomparsa circa 827 anni fa, coinvolgendo la platea, che ha posto domande a cui l’agent conversazionale (ai generativa) di Costanza ha prontamente ed esaustivamente risposto.
In particolare, la dott.ssa Arena ha voluto sottolineare quanto l’utilizzo dell’AI generativa e dello storytelling insieme, possano impattare sulle persone coinvolgendole emotivamente ed “avvicinandole ad una dimensione temporale e spaziale che non appartiene loro” proprio come nel caso dell’intervista all’ultima reggente normanna o come nel caso dell’immaginario epistolare contenuto nella prima parte del volume, “Lettera a Costanza”, dove se ne ripercorre la vita.
In particolare, la studiosa ha spiegato come “da recenti studi sulle neuroscienze si evince che i paradigmi cognitivi delle nuove generazioni risultano modificati rispetto alle precedenti grazie al principio della neuroplasticità, per cui è necessario modificare i modelli di comunicazione alla pari dei modelli cognitivi” e prosegue “l’endutainement rappresenta il cambio di paradigma verso la necessità di adattare la metodologia di comunicazione alle nuove scoperte relative al funzionamento del cervello” e conclude “ecco perchè l’edutainment e story telling devono lavorare insieme ed, in particolare, quest’ultimo, oltre ad essere utilizzato come strategia di marketing è attualmente materia di studio in molte università”.
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