Economia

COVID: NEL 2020 LE IMPRESE HANNO BRUCIATO 320 MILIARDI DI FATTURATO

di Eleonora Ciaffoloni -


Danni alla salute con un numero esorbitante di decessi ma anche inevitabili ripercussioni sull’economia per effetto dell’epidemia da Covid 19.  Ammonta, infatti, a quasi 320 miliardi di euro (319,5 mld per l’esattezza) la perdita complessiva di “fatturato” per le aziende e le partite Iva in Italia, nell’arco del 2020, con una contrazione degli incassi del 12,4% rispetto all’anno precedente. il calo maggiore si è registrato per alberghi, bar e ristoranti (-40,3%), mentre è stato del 27,1% per il settore dell’intrattenimento e dello sport. In controtendenza sia il comparto informazione e comunicazione (+1,6%) sia quello dell’agricoltura (+1,8%). In termini percentuali, a livello territoriale è la Sardegna ad aver avuto l’impatto più forte sulla sua economia (-25,2%), seguita da Friuli-Venezia Giulia (-20,3%), Valle d’Aosta (-17,4%) e Lazio (-16,3%). E’ quanto rileva un’analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo cui le aziende (grandi, medie e piccole) hanno perso 312,1 miliardi (-11,8%), mentre partite Iva e autonomi hanno incassato 7,4 miliardi in meno (-5,9%).  Il periodo più difficile e negativo, per fatturati e incassi, ha coinciso con i tre mesi del lockdown dell’anno scorso: meno 50,6 miliardi a marzo (-20,6%), meno 86,2 miliardi ad aprile (-37,1%) e meno 62,4 miliardi a maggio (25,6%). La tendenza è rimasta negativa per tutto il resto dell’anno, anche se con perdite meno accentuate, fino a dicembre, quando si stima che la riduzione del fatturato di aziende e partite Iva, anche in questo caso legata alle misure restrittive introdotte per contenere la circolazione del virus, sia stata pari a 30,8 miliardi (-14,0%). Durante l’estate, le perdite sono state più contenute e, pari a 24,6 miliardi a giugno (-10,4%), di 21,5 miliardi a luglio (-8,1%), di 6,7 miliardi ad agosto (-3,9%) e di 9,3 miliardi a settembre (-3,9%): in questo periodo le restrizioni erano state allentate in maniera sensibile e la maggiore mobilità dei cittadini per le ferie ha verosimilmente favorito maggiori spese nel settore turistico, che in ogni caso non hanno compensato i danni generali all’economia italiana.  A ottobre (-9,0%) e novembre (-7,5%), invece, la crisi economica è tornata ad acuirsi con un leggero peggioramento delle difficoltà (con riduzioni, nei due mesi, rispettivamente per 23,2 miliardi e 17,9 miliardi): anche in questo caso il dato fortemente negativo è riconducibile alle restrizioni per la circolazione e per la mobilità delle persone. Complessivamente la contrazione dei fatturati sarebbe stata ancora più marcata se a gennaio 2020, quando la pandemia non si era ancora manifestata, non ci fosse stato un balzo positivo degli incassi pari a 14,8 miliardi (+7,0%), dei quali 12,1 miliardi (+5,9%) riconducibili alle aziende e 2,8 miliardi (+28,8%) riferibili a partite Iva e autonomi. Detto del ”salasso” per alberghi, bar e ristoranti (-40,3%), a livello territoriale, è stata appunto la Sardegna ad aver avuto l’impatto più forte sulla sua economia (-25,2%), seguita da Friuli-Venezia Giulia (-20,3%), Valle d’Aosta (-17,4%) e Lazio (-16,3%). In doppia cifra negativa anche la Liguria (-14,7%), il Piemonte (-14,3%), le Marche (-13,7%), la Lombardia (-12,7%), la Toscana (-10,2%), il Veneto (-10,2%) e l’Emilia-Romagna (-10,0%). L’analisi geografica vede poi altre 10 regioni e province autonome, tutte con segno negativo, ma con contrazioni delle attività economiche meno accentuate rispetto al resto del Paese: Umbria (-9,5%), Trento (-7,8%), Abruzzo (-6,4%), Bolzano (-5,2%), Puglia (-5,0%), Campania (-4,8%), Sicilia (-4,7%), Molise (-4,5%), Calabria (-3,9%), Basilicata (-1,7%), con una media nazionale del calo di fatturato pari al 7,2%. 

 

 


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