Politica

Cremaschi: “Pertini che parlava per il popolo abolì questa cerimonia armata”

di Edoardo Sirignano -


di EDOARDO SIRIGNANO

“Un altro 2 giugno di guerra e non di pace. Mentre in Emilia Rompagna non si sa come rimuovere i detriti, il Parlamento Europeo destina i soldi del Pnrr ad armi e munizioni e nessuno dice nulla. Si preferisce lasciare paesi immersi nella terra, mentre il nostro esercito, che poteva ripulirli in pochi giorni, deve farsi trovare pronto per un’eventuale guerra volutada Kiev e Stati Uniti”. A dirlo il sindacalista e opinionista Giorgio Cremaschi, tra i fondatori di Potere al Popolo e già presidente del Comitato Centrale della Fiom.

Che significato assume questa Festa della Repubblica?
Avendo preso parte a una manifestazione a Bologna dei giovani che spalano fango, noto ancora di più il contrasto tra le esigenze enormi delle persone, del territorio e le spese per il conflitto in Ucraina. Nella giornata di ieri, c’è stato un voto ignobile del Parlamento Europeo.

Perché lo definisce tale?

Si è detto che i soldi del Pnrr possono essere utilizzati per armi e munizioni. Nello stesso tempo, in Emilia, a parte le solite chiacchiere, il pubblico lascia un vuoto. Mancano mezzi per il soccorso e la rimozione dei detriti. L’esercito, purtroppo, non c’è perché impegnato in esercitazioni legate al conflitto di Zelensky. Paesi che potevano essere già ripuliti restano sporchi. Il ritardo è enorme. Per dirla in breve, siamo un Paese che affonda nel fango e noi utilizziamo quelle poche risorse che abbiamo per la guerra di Stati Uniti e Kiev. Siamo di fronte a un’infamità e non ce ne rendiamo conto.

Come giudica la linea Schlein sull’argomento?

Schlein dice di essere la sinistra, di non fare di tutta un’erba un fascio. La verità è che Elly non riesce a distinguersi da Giorgia Meloni.

Perché?

Il Pd poteva smarcarsi dall’attuale maggioranza votando no al Parlamento Europeo. Non lo ha fatto. Ha preferito, invece, approvare finti emendamenti, con la consapevolezza che sarebbero stati bocciati. La classica mossa per mantenere equilibri interni al partito. Se Bonaccini era segretario e l’attuale leader presidente, forse avrebbe fatto qualcosa in più. La sardina è totalmente prigioniera del Pd e del suo ex governatore.

Considera, quindi, virtuosa la linea Bonaccini?

A Bologna, in modo simbolico, abbiamo scaricato tre carriole di terra davanti alla Regione. La prima è destinata, appunto, all’istituzione di cui Schlein era vice presidente, che ha pensato solo a opere devastanti, dimenticandosi della manutenzione territorio. Basti pensare all’autostrada di diciotto corsie intorno a Bologna. L’altra, poi, spetta al governo Meloni che non ha fatto ancora nulla sulle zone alluvionate. Un ritardo scandaloso e peggio ancora chi non protesta. Bonaccini si dimentica della sua gente solo perché vuole essere nominato commissario. Una terza, infine, è diretta a Ursula von der Leyen. L’Europa, oggi, è austerità, guerra e liberismo economico.

A Roma, intanto, è in atto la tradizionale parata tra istituzioni e forze armate…

È sufficiente effettuare un paragone tra Mattarella e Pertini. Il secondo abolì la parata del 2 giugno e disse di chiudere gli arsenali e aprire i granai. Aveva, poi, il coraggio di denunciare le inadeguatezze di interventi e soccorsi. Un esempio è quanto detto durante il terremoto dell’Irpinia. Re Sergio, invece, ha fatto una parata in Emilia, senza dire niente e guardare nulla. Visto l’evento eccezionale, è venuta fuori così la contraddizione tra il migliore Presidente della Repubblica che abbiamo avuto e l’attuale.

Come a fa a sostenere un’accusa così grave, considerando che il Capo di Stato è ritenuto da sempre un’istituzione indiscussa e al di sopra di ogni dibattito partitico?

Mattarella non ha il coraggio di parlare a nome delle persone. L’unica volta che rimprovera il palazzo è solo quando ci sono palazzi più grandi. Mi riferisco all’Ue e alla Nato. È in atto la sopravvalutazione di un personaggio, che non è altro che il classico monarca. Altro che Repubblica. Questo è certamente un aspetto della crisi della nostra democrazia.


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