Non aspettiamoci nulla di buono. La Bce si prepara a rialzare, di nuovo, i tassi. Sarà una mazzata che graverà sulle (residue) speranze di crescita da parte dell’Italia e, più in generale, su quelle dei Paesi dell’area euro. A dirlo, il centro studi di Unimpresa. Che teme fortissime ripercussioni dal nuovo, ennesimo, ritocco verso l’alto al costo del denaro. “Il rialzo dei tassi di interesse dal 2,5% al 3,5% che la Banca centrale europea si appresta a deliberare, nella riunione in programma giovedì prossimo, pesa inevitabilmente sulle prospettive di ripresa dell’area euro e dell’Italia in particolare”, recita una nota che argomenta così le ragioni che inducono il centro studi di Unimpresa a diffidare dagli effetti della scelta: “Tra i motivi che creerebbero disagi alle imprese del nostro Paese, c’è anzitutto la maggiore difficoltà di accesso al credito bancario e l’aumento dei tassi di interesse sulle emissioni obbligazionarie”. Le difficoltà per i mutui, finora, hanno colpito le famiglie. E lo hanno fatto in maniera pesantissima dal momento che, proprio secondo i dati diffusi dalla Bce nell’indagine trimestrale sul credito bancario, la Bank Lending Survey: “La domanda di mutui da parte delle famiglie dell’area euro ha accusato il calo più forte mai registrato nel terzo trimestre, a riflesso dei rialzi dei tassi assieme ai cali dei livelli di fiducia dei consumatori e al deterioramento delle prospettive del mercato immobiliare”. Dall’analisi è emerso che il 26% delle banche che operano nell’area euro oggi propone condizioni peggiorative per l’accesso al credito. In Italia, secondo i dati diffusi da Bankitalia, s’è registrato un inasprimento del credito bancario alle imprese nel quarto trimestre dell’anno scorso mentre, per le famiglie, la stretta si è rivelata più debole. Per le aziende, la domanda è rimasta sostanzialmente inalterata. L’economia ha bisogno di liquidità, mai come adesso. Ma nella seconda parte del 2022 i criteri di offerta, da parte delle banche, sono stati irrigiditi soprattutto per le imprese operanti nel comparto manifatturiero ad alta intensità energetica e in quello immobiliare. Per il semestre in corso, invece, gli intermediari si attendono politiche di offerta più stringenti in tutti i settori, in misura più marcata per le aziende operanti nel commercio.
Secondo la presidente di Unimpresa Giovanna Ferrara: “La Bce deve modificare immediatamente le modalità con cui determina le scelte di politica monetaria: le decisioni sui tassi di interesse, in particolare, devono basarsi sui dati e devono arrivare sulla base di analisi sempre più veloci, per evitare di assumere determinazioni vetuste già mentre vengono annunciate ai mercati”.
CRESCITA STOP

Non aspettiamoci nulla di buono. La Bce si prepara a rialzare, di nuovo, i tassi. Sarà una mazzata che graverà sulle (residue) speranze di crescita da parte dell’Italia e, più in generale, su quelle dei Paesi dell’area euro. A dirlo, il centro studi di Unimpresa. Che teme fortissime ripercussioni dal nuovo, ennesimo, ritocco verso l’alto al costo del denaro. “Il rialzo dei tassi di interesse dal 2,5% al 3,5% che la Banca centrale europea si appresta a deliberare, nella riunione in programma giovedì prossimo, pesa inevitabilmente sulle prospettive di ripresa dell’area euro e dell’Italia in particolare”, recita una nota che argomenta così le ragioni che inducono il centro studi di Unimpresa a diffidare dagli effetti della scelta: “Tra i motivi che creerebbero disagi alle imprese del nostro Paese, c’è anzitutto la maggiore difficoltà di accesso al credito bancario e l’aumento dei tassi di interesse sulle emissioni obbligazionarie”. Le difficoltà per i mutui, finora, hanno colpito le famiglie. E lo hanno fatto in maniera pesantissima dal momento che, proprio secondo i dati diffusi dalla Bce nell’indagine trimestrale sul credito bancario, la Bank Lending Survey: “La domanda di mutui da parte delle famiglie dell’area euro ha accusato il calo più forte mai registrato nel terzo trimestre, a riflesso dei rialzi dei tassi assieme ai cali dei livelli di fiducia dei consumatori e al deterioramento delle prospettive del mercato immobiliare”. Dall’analisi è emerso che il 26% delle banche che operano nell’area euro oggi propone condizioni peggiorative per l’accesso al credito. In Italia, secondo i dati diffusi da Bankitalia, s’è registrato un inasprimento del credito bancario alle imprese nel quarto trimestre dell’anno scorso mentre, per le famiglie, la stretta si è rivelata più debole. Per le aziende, la domanda è rimasta sostanzialmente inalterata. L’economia ha bisogno di liquidità, mai come adesso. Ma nella seconda parte del 2022 i criteri di offerta, da parte delle banche, sono stati irrigiditi soprattutto per le imprese operanti nel comparto manifatturiero ad alta intensità energetica e in quello immobiliare. Per il semestre in corso, invece, gli intermediari si attendono politiche di offerta più stringenti in tutti i settori, in misura più marcata per le aziende operanti nel commercio.
Secondo la presidente di Unimpresa Giovanna Ferrara: “La Bce deve modificare immediatamente le modalità con cui determina le scelte di politica monetaria: le decisioni sui tassi di interesse, in particolare, devono basarsi sui dati e devono arrivare sulla base di analisi sempre più veloci, per evitare di assumere determinazioni vetuste già mentre vengono annunciate ai mercati”.