Attualità

Criminalità e Decreto flussi, il caso Bangladesh

di Angelo Vitale -


Cosa c’è dietro i flussi di migranti (pr esempio, dal Bangladesh) che entrano in Italia attraverso il Click day e poi non vengono regolarizzati? “I casi di persone di cui non si riesce neanche più a rintracciare il datore di lavoro sono tanti, cooperative fallite, datori di lavoro morti, aziende che hanno chiuso…”. E ancora: “Spesso succede che alcune pratiche sono presentate per “nascondere” un ricongiungimento familiare con parenti non elegibili alla procedura di ricongiungimento. In questo caso, una volta arrivati in Italia i parenti, il contratto di lavoro non viene finalizzato e la persona rimane però irregolare sul territorio”. Oppure: “Quando gli abbiamo detto che purtroppo non potevamo dargli la certezza che la pratica sarebbe andata a buon fine, il signore (il fratello di un immigrato che voleva entrare in Italia, ndr) ci ha fatto capire che lui aveva già versato 4mila euro al datore di lavoro alla presentazione della pratica”. Le testimonianze anonime di lavoratori, patronati, associazioni di categoria raccolte da Fabio De Blasis e Paola Bonizzoni, ricercatore postdoc e ordinaria presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università Statale di Milano, nell’ambito del progetto di ricerca Ue Aspire sono tante, rese pubbliche giorni fa dalla campagna Ero straniero: “Dall’India mia mamma e mio fratello hanno pagato 13-14mila euro all’impresa italiana per fare la domanda per far entrare una persona in Italia con il Decreto flussi”.

“Ero straniero”, fin dal primo Click day introdotto in Italia dal governo Draghi aveva denunciato ciò che oggi ribadisce, mentre la notizia della premier Giorgia Meloni che ha consegnato un esposto alla Procura Antimafia è su tutte le prime pagine: “Non ci aspettavamo di verificare a fine gennaio scorso – dice Fabrizio Coresi – un livello così alto di mancato funzionamento complessivo del sistema. Nel 2023 – così nel report -, a fronte di 74.105 posti in ingresso (su 82.705 quote complessive, che includono le conversioni), solo 17.435 sono state le domande finalizzate con la sottoscrizione del contratto e la richiesta di permesso di soggiorno, pari al 23,52%”.

Per gli animatori della campagna “un meccanismo che produce irregolarità”, favorito da un quadro generale governato, per certi versi, dalle ambasciate non nuove ad una opacità finita in scandali e inchieste. E perfino dal “congelamento” di mille lavoratori interinali utilizzati dalle prefetture a partire dal 2020 per le pratiche di emersione, ad oggi non formati né più impiegati.

Un sistema che, se non ci hanno messo le mani proprio i clan come ora accerterà la Procura Antimafia, è indicativo dell’individuazione di escamotage utilizzati per “regolarizzare” immigrati già presenti in Italia, semmai quelli impiegati come badanti: sarebbe questo uno dei robusti segmenti – non ancora indagato da numeri precisi – del “lavoro non stagionale” cui, con quello “stagionale”, punta l’attuale Click day introdotto dal governo Draghi nel 2022. Una “sanatoria” mascherata.

C’è poi il caso Bangladesh. “L’ipotesi di infiltrazioni criminali – ha evidenziato la premier – sembra avvalorata dal fatto che la stragrande maggioranza degli stranieri entrati in Italia negli ultimi anni proviene da un unico Stato, il Bangladesh, dove le autorità diplomatiche parlano di fenomeni di compravendita dei visti per motivi di lavoro. I bengalesi, ricordo, sono anche la prima nazionalità di immigrazione illegale nei primi cinque mesi di quest’anno: questo presuppone un collegamento forte tra organizzazioni criminali che operano nel Paese di partenza e organizzazioni criminali che operano nel Paese di arrivo”.

Un presupposto cui si aggiunge più di un indizio. Sette anni fa Confesercenti individuava il Bangladesh come Paese che concentra più imprenditori (quasi un quarto del totale, 22,7%) nel comparto di empori e minimarket. Anche in questo Paese, come in Pakistan e Sri Lanka, l’estate scorsa una missione ispettiva della Farnesina dopo la denuncia del deputato FdI Andrea Di Giuseppe alla Guardia di Finanza dopo un tentativo di corruzione per favorire flussi illegali in Italia. Bengalesi primi, da noi, anche per le rimesse di denaro verso il loro Paese,che ha ricevuto il 14,3% del flusso totale. Poco più di un miliardo.


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