Crosetto hackerato su X, cybersecurity Italia colabrodo
Ancora una volta il tentativo di utilizzare il suo nome per false raccolte fondi
L’account personale su X del ministro della Difesa italiano Guido Crosetto è stato hackerato. Durante l’attacco, sono stati pubblicati falsi post che invitavano a fare donazioni in criptovalute per cause ingannevoli: una riguardava i funerali dello stilista Giorgio Armani e l’altra la popolazione di Gaza.
Contenuti che poi sono stati rimossi, ma sono ricomparsi più volte, evidenziando un errore significativo nella sicurezza dell’account, un profilo verificato appartenente a un membro del governo. Crosetto ha confermato l’attacco e ha chiesto il blocco immediato dell’account. Le autorità competenti stanno indagando per ripristinare la sicurezza.
Crosetto nel mirino degli hacker
Le motivazioni precise dietro l’attacco non sono ancora chiare, ma l’episodio evidenzia la debolezza degli account istituzionali sui social e sottolinea l’importanza di misure di sicurezza più robuste.
Non c’è ancora un riconoscimento ufficiale del gruppo hacker che ha compiuto l’attacco che tuttavia, evidenzia la diffusione di messaggi ingannevoli a fini potenzialmente fraudolenti o di disinformazione.
L’episodio rientra in un contesto più ampio di aumento degli attacchi informatici contro istituzioni e figure pubbliche in Italia, con una crescita del 37% degli attacchi ai governi nell’ultimo anno.
La seconda e clamorosa volta del ministro
Non è la prima volta che Crosetto finisce nel mirino degli hacker. Recentemente, clamoroso, il caso nel quale alcuni truffatori hanno utilizzato la tecnologia del deepfake audio per clonare la voce del ministro della Difesa. Questa clonazione vocale è stata impiegata per ingannare alcuni noti imprenditori e chiedere loro il pagamento di riscatti per la liberazione di nostri connazionali. Tra le vittime del racconto truffa pure Massimo Moratti che pagò una somma consistente, poi congelata dalla Procura della Repubblica.
Nel 2025 l’Italia ha vissuto un picco di attacchi, diffusa la percezione di una consistente fragilità infrastrutturale del sistema digitale italiano, vulnerabilità difficili da gestire per le quali l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale è stata più volte oggetto di critiche e polemiche.
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