Primo Piano

Da Bruxelles solo parole. È ora che l’Europa si muova

di Maurizio Zoppi -


Continua la “tarantella” degli sbarchi dei migranti a Lampedusa. Per gli isolani è una vera e propria “tarantella”. Una danza poco divertente per le persone che cercano un futuro lontano dalla loro Terra e che il popolo di Lampedusa da decenni continua a dare sostegno in modo anonimo ed essenzialmente senza l’aiuto delle politiche europee. In questi giorni l’isola è “strapiena” di migranti. “Non sono mai arrivati contemporaneamente tutte queste imbarcazioni cariche di persone”. Affermano gli abitanti dell’isola oramai abituati a questa situazione. Anzi c’è chi questa situazione negli anni l’ha anche subita. I fratelli Campo, pescatori di Lampedusa da generazioni, per anni hanno atteso un rimborso di 40 mila euro per danni ben maggiori – di circa 200 mila euro – causati proprio da un intervento di soccorso dei migranti e dall’ingresso nel porto. Quell’azienda che dava lavoro a 20 famiglie ad oggi è fallita.
Stando alle parole di un funzionario italiano nella piccola isola siciliana, sabato, sono arrivate oltre 2mila persone. “Circa 1.778 persone sono arrivate venerdì scorso, con altre 267 persone che sono sbarcate su sette piccole imbarcazioni durante la notte di sabato”, ha detto il funzionario. “Gli anni precedenti, l’isola ha visto un numero maggiore di arrivi, ma mai così presto nell’arco di un giorno”. Continua il funzionario. “Arriveranno in Italia 900mila persone che l’Italia non può accogliere”, ha dichiarato la premier Giorgia Meloni al Consiglio europeo di qualche giorno fa, chiedendo collaborazione ai partner europei, ma continuando al momento a ricevere “picche”.
Senza girarci intorno: Lampedusa è una realtà prossima al collasso. Una emergenza che se non viene affrontata a Bruxelles sarà il “trend topic” dell’estate. Una stagione che stando al numero impressionante degli arrivi, si potrebbe rivelare una catastrofe umanitaria. Al momento sono oltre duemila i migranti ospiti nell’hotspot di Contrada Imbriacola. Una emergenza sanitaria già denunciata dai soccorritori.
“Non abbiamo il tempo di visitare i migranti che ci portano in poliambulatorio e scatta immediato l’allarme a Cala Pisana o all’Isola dei conigli dove arrivano piccoli barchini non visti da radar e motovedette – aggiungono –. Saltiamo in ambulanza e, mentre vai, ecco un altro allarme. Anche sugli scogli o sulle spiagge la procedura è obbligata. Attiviamo un triage come in un qualsiasi pronto soccorso. Con il sole che brucia. O al gelo di notte. Deve essere immediata la verifica delle condizioni cliniche. Si deve capire subito se abbiamo davanti un asmatico, un cardiopatico. Avviare le donne incinte verso il nostro servizio specialistico di ginecologia partito sabato con il servizio di pediatria. Donne incinte in quantità – dice ancora -. Tante, tantissime, troppe. Quasi tutte al terzo o quarto mese. Molte arrivano in procinto di partorire e allora via con l’elisoccorso a Palermo”. I soccorritori denunciano anche pochi medici presenti sull’isola. “Due per gli sbarchi con turno giorno e notte, un medico fisso al pronto soccorso, un pediatra e uno per la continuità assistenziale”.
Nel frattempo la nave Ong Louise Michel, finanziata dall’artista Banksy è stata sottoposta a fermo amministrativo qualche giorno fa. “Intralciava i soccorsi”. Hanno affermato i militari della Guardia Costiera. L’Organizzazione non governativa ha attaccato mediatamente i militari dopo il fermo, avvenuto secondo quanto prevedono le norme del nuovo decreto, accusandoli di “restare a guardare durante le operazioni di salvataggio”. La Ong doveva andare a Trapani per far sbarcare i migranti tratti in salvo. Durante il tragitto, invece, l’equipaggio ha continuato a effettuare altri soccorsi in mare, violando le disposizioni del nuovo decreto del governo sulle ong. A bordo dell’imbarcazione erano presenti 180 persone che sono state soccorse con cinque operazioni diverse mentre cercavano di attraversare il Mediterraneo a bordo di piccoli barchini. Interventi a cui hanno contribuito anche le motovedette della capitaneria di porto e della Guardia di Finanza.

Ad oggi sono 20.379 gli immigrati sbarcati sulle nostre coste dal 1 gennaio 2023. Oltre il triplo rispetto allo scorso anno (6518) e al 2021 (6183). Cifre che spaventano, soprattutto se analizzate più nel dettaglio. A febbraio, ad esempio, gli stranieri giunti via mare nel Belpaese sono stati 9465, dodici mesi fa 2439, ovvero un quarto. Durante i mesi estivi, con puntuale costanza da almeno quindici anni, gli arrivi quintuplicano. Ad agosto, se non vi saranno delle contromisure politiche efficaci, i 16822 sbarchi del 2022 rischiano di trasformarsi in oltre 65000 approdi. In un solo mese. Una situazione, quella attuale, che sta creando fortissime tensioni anche in seno alla maggioranza di centrodestra. Ma, al di là delle ovvie polemiche politiche di questi giorni, il tema del contrasto all’immigrazione non può essere affrontato con efficacia solo dall’Italia. La svolta sulla quale Meloni e Salvini premono è quella europea. Ovvero la presa in considerazione che le coste italiane sono anche confini e coste europee. E come tali vanno monitorate e difese con mezzi e investimenti anche da Germania e Francia, da Ungheria e Danimarca.


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