Da De Angelis a Giambruno: se a destra l’uomo è debole
I casi di Marcello De Angelis e Andrea Giambruno: se a destra l’uomo è debole
È l’estate delle esternazioni, delle contrapposizioni ideologiche: ghiotti bocconi per i talk show. In attesa di ulteriori sviluppi sul caso del generale Vannacci, la polemica si è concentrata su Marcello De Angelis e sul compagno del premier, Andrea Giambruno. Il primo – dimessosi ieri dall’incarico di capo della comunicazione della Regione Lazio – era finito sotto il tiro incrociato per una sua dichiarazione, pubblicata sul profilo Facebook, sulla strage di Bologna in cui aveva espresso perplessità. In particolare aveva affermato di poter “dimostrare che Fioravanti, Mambro e Ciavardini non c’entrano nulla con la strage”.
Le reazioni di sdegno erano corse dalla politica fino all’Anpi e alle associazioni dei familiari delle vittime. Alla fine, dunque, De Angelis – ex cognato del premier e con un passato marcatamente di destra – si è dimesso. Dovrebbe dunque saltare il Consiglio straordinario previsto per domani, chiesto con forza dalle opposizioni. Meloni, che da mesi ha invitato il partito a isolare quanti nel partito fanno pubblicamente il tifo per manifestazioni o dichiarazioni di tipo nostalgico, non aveva gradito questa uscita. Anche perché soltanto due giorni prima il presidente del Senato aveva detto che quella di Bologna è una strage fascista. De Angelis ha inviato la lettera di dimissioni, contro quella che ha definito “una mostruosa macchina del fango”, al presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. In riferimento alle sue frasi contestate, De Angelis ha scritto di rivendicare “il diritto al dubbio e al dissenso anche se non posso negare di essermi espresso in modo inappropriato e per questo ho chiesto scusa”. Ha poi sottolineato che “la mia stessa coscienza è più forte e più legittimata di loro a chiedermi di fare un passo indietro”.
E nel mirino delle opposizioni è finito anche il giornalista Andrea Giambruno, compagno della Meloni. Che respinge di avere detto, in merito alla vicenda dello stupro, “la ragazza se l’è cercata o che, se eviti di ubriacarti non ti stuprano: questi virgolettati sono usciti su un giornale e poi dappertutto, ma sono diffamazione pura”. E che sottolinea che “basterebbe sbobinare quello che ho detto, ma ai politici che mi attaccano non viene il dubbio che non posso vere giustificato uno stupro”. E infine precisa: “Premesso che era un atto abominevole, mi sono permesso di dire ai giovani, ragazzi e ragazze senza distinzione di genere, di non uscire apposta per ubriacarsi e drogarsi, mi sono raccomandato di fare attenzione perché, purtroppo, il malintenzionato lo trovi. Non ho detto che gli uomini sono legittimati a stuprare le donne ubriache”. Insomma, per Giambruno c’è chi strumentalizza la vittima di Palermo “per attaccare me”. Attacchi da fuoco amico (ieri lo ha stigmatizzato anche la Ferragni (“il nostro problema non sono i lupi na gli uomini come voi”) visto che il first gentleman veniva considerato di sinistra.
Un “nemico in casa”, aveva avuto modo di dire Meloni. “Il mio compagno è di sinistra, adesso penso che voterà per me alle prossime elezioni. Discutiamo sui gay, sui temi etici, sulla legalizzazione delle droghe leggere. Non la pensiamo alla stessa maniera”, aveva poi aggiunto il premier.
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