Politica

Da Fedriga a Zaia tutti d’accordo ma è rischio Italia a due velocità

di Ivano Tolettini -

MASSIMILIANO FEDRIGA LUCA ZAIA


Via, si parte. Che sia davvero la volta buona per far sbocciare l’autonomia differenziata quale meccanismo virtuoso per riformare l’Italia, vittima di una burocrazia avvertita dai più come inefficiente, ventuno anni dopo che in Costituzione è entrata a pieno titolo? E cinque anni dopo che Veneto e Lombardia sono andati al referendum e i cittadini l’hanno richiesta a gran voce. Stavolta è la premier Giorgia Meloni a dire che dovrà essere attuata in tempi rapidi e che nessuna Regione dovrà rimanere indietro. Un programma molto ambizioso viste le tante resistenze fin qui registrate. Ma sarà realmente così? In sei mesi il ministro agli Affari regionali, Roberto Calderoli, si impegna assieme ai tecnici ad individuare i “Livelli essenziali delle prestazioni”, i cosiddetti Lep, strumento decisivo per attuare la riforma, assieme alla valutazione della spesa e dei costi standard per accendere il motore di una rivoluzione amministrativa che attui veramente il decentramento per favorire le autonomie locali.
L’appuntamento istituzionale dove sono presi solennemente questi impegni, davanti al Paese, è il Festival delle Regione e delle Province Autonome apertosi ieri a Milano e proseguirà oggi a Monza. Molte le presenze registrate tra i governatori: da Luca Zaia a Vincenzo De Luca e Michele Emiliano; da Eugenio Giani a Giovanni Toti e naturalmente il padrone di casa, il presidente della Lombardia, Attilio Fontana. Mancava, invece, il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, il quale è impegnato nella corsa alla segreteria nazionale del Partito Democratico. Al centro della due giorni, che oggi vedrà la presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, molte tematiche, ma non c’è dubbio che quella che tiene banco e catalizza l’attenzione dei presenti è l’autonomia, di cui si discute da molti anni e che è stata anche al centro delle promesse elettorali. In primis da parte della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che il 25 settembre al Nord ha fatto il pieno di voti. Intervenendo da remoto, dice in video che “il governo vuole favorire l’attuazione dell’autonomia differenziata in tempi rapidi, in un quadro più ampio di riforme per rafforzare e ammodernare l’assetto dello Stato». La premier ribadisce che l’autonomia non sarà mai un pretesto per lasciare indietro una parte del territorio”. In quest’ottica gli obiettivi sono quelli di colmare i divari esistenti, migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi.
“Ma senza creare disparità – analizza Meloni – Il governo ha in mente un percorso ben chiaro per favorirne l’attuazione in tempi rapidi in un quadro più ampio di riforme, che sono tutte fondamentali per rafforzare e ammodernare l’attuale assetto istituzionale dello Stato”. Gli fa eco nel pomeriggio il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che osserva che “le riforme vanno fatte, dunque bisogna andare avanti, ma con grande equilibrio”. Già, che cosa vuol dire l’esponente di Forza Italia?
Per contro il ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, rilancia che il «potere alle Regioni non è solo un capriccio politico». In collegamento con l’evento dice che «l’autonomia fa bene non solo perché è prevista dalla Costituzione, ma perché aiuta tutti a competere meglio, sprecando meno e guardando al meglio. Creando lavoro e ricchezza”. Si tratta di frasi ad effetto, per chi ha seguito il travagliato iter della riforma, sono state sentite molte volte. Per parte sua Maurizio Fugatti, governatore del Trentino, afferma che venendo a un tema concreto, ad esempio, “la carenza dei medici è un allarme che arriva da tutte le realtà locali perché sta mettendo in difficoltà il sistema sanitario di ogni regione. Da qui sale la forte richiesta di un tavolo di confronto con il Governo per trovare percorsi e soluzioni per riuscire ad affrontare questa preoccupazione che non è solo un problema locale, ma è una vera e propria emergenza nazionale».
Chi rilancia è Luca Zaia, presidente del Veneto dal 2010, propugnatore del referendum del 2017, che sottolinea come “noi abbiamo rivalutato il ruolo delle Regioni e credo che in questa fase sia fondamentale il tema dell’autonomia perché è cruciale non solo per noi ma credo per tutti. Ci darebbe la possibilità di dare più risposte ai cittadini». Infine, Michele Emiliano, governatore della Puglia, fotografa che «abbiamo cambiato l’Italia dal Settanta ad oggi ovunque e se alcune regioni hanno il peso di Stati nazionali lo devono al fenomeno del regionalismo. Ora bisogna portarlo a un ulteriore passo avanti con il coinvolgimento del Parlamento e di quelle regioni meno sviluppate che dovranno essere il principale obiettivo per non aumentare la distanza tra quelle ricche e quelle povere”. Una sfida, quella autonomista, enorme per l’Italia. Ce la farà?


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