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Da Ita all’Istat: così l’Ue fa solo male agli italiani

di Domenico Pecile -

Paolo Gentiloni ©imagoeconomica


SE QUESTA E’ EUROPA – Da Ita all’Istat: così l’Ue fa solo male agli italiani

È stata una Meloni double face quella vista al vertice del G20 di New Delhi. Da una parte il meritato orgoglio per un rinnovato riconoscimento internazionale e i nuovi accordi con Cina (la retromarcia sulla Via della seta non compromette nulla nei nostri rapporti, aveva detto il premier) e India; dall’altra, la rabbia per le nuove tensioni che si stanno approfondendo nei rapporti con l’Ue. Situazione difficile, tesa, dall’esito incerto ma con l’Italia decisa a non tenere il cappello in mano.

Dall’Eurozona, intanto, arrivano segnali poco confortanti, su quasi tutti i fronti. L’inflazione dovrebbe attestarsi al 5,6% nel 2023 (rispetto al 5,8%) e al 2,9% nel 2024 (rispetto al 2,8%). Per quanto riguarda il nostro Paese, il Pil si attesterà allo 0,9% nel 2023 e allo 0,8% nel 2024. Rispetto alle stime prodotte a maggio, si tratta di un taglio dello 0,3% per entrambi gli anni. Il Pil è diminuito dello 0,4% su base trimestrale nel secondo trimestre, “trainato dal calo della domanda interna, in particolare degli investimenti nell’edilizia”. E questo non è che l’inevitabile contraccolpo del Superbonus che aveva creato una sorta di bolla che sta incidendo in maniera cospicua sulla manovra finanziaria che si trova spolpata di diversi miliardi.

Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, che si è detto sorpreso di queste stime al ribasso, si è spinto oltre è ha mandato a dire che “Paesi come l’ltalia potrebbero essere colpiti più di altri” dalla recessione della Germania. E proprio Gentiloni continua a rimanere nel mirino del governo. Non più tardi dell’altro ieri, il premier Meloni aveva tuonato sulla vicenda Ita-Lufthansa. Le cronache del vertice indiano dicono di un saluto freddo tra Meloni e Gentiloni al quale la prima ha chiesto con forza di occuparsi alla vicenda. Bruxelles ha replicato che si tratta di una questione che non rientra nelle competenze del titolare dell’Economia, cioè lo stesso Gentiloni, ma della Concorrenza. La controreplica è arrivata sulla scia delle parole di Salvini sul Commissario italiano che indossa la maglietta di un’altra squadra: il premier ha invitato Gentiloni a fare gli interessi dell’Italia.

E alle opposizioni che si erano scandalizzate parlando di attacchi scomposti, il vice premier Tajani aveva sottolineato che esiste il diritto di lesa maestà. Penso – erano state le sue parole – sia legittimo criticare un Commissario europeo, so bene che non deve guardare solo al suo Paese, ma se l’interesse generale è contro l’Italia allora qualcosa non va. Si, manda a dire il governo, sulla vicenda Ita-Lufthansa troppe cose sono poco chiare e che c’è il sospetto di un ritardo voluto e di un dossier congelato. Insomma, per il nostro Governo, Gentiloni appare lento, poco grintoso e poco determinato. Da qui anche la sensazione del premier e della compagine di governo si essere orfani e di non poter contare sull’appoggio del nostro ministro Ue all’Economia. Dai conti pubblici alla questione dei migranti, il suo ruolo è parso e pare debole, a tratti inutile nel sapere e dover difendere le nostre istanza in un momento come questo in cui le politiche dell’Ue palesano diverse e profonde criticità.
Intanto, sul fonte italiano i campanelli d’allarme sono tanti: crescita in calo, dunque, aumento dei carburanti, ma anche Pnrr indietro e partita tutt’altro che chiusa (il Governo ha chiesto 144 cambiamenti alle 63 riforme e 235 investimenti previsti nel piano originario), risorse insufficienti e legate a stime tutte da confermare, la già citata “bomba” del Superbonus. Il tutto in una fase di stretta monetaria da parte della Bce che scoraggia gli investimenti di famiglie e imprese. Inevitabilmente, tutto questo si riverbera in modo pericolosi sui nostri conti: per le coperture della manovra ci sarebbero soltanto 12 miliardi. Mancano dunque risorse per 18. Confesercenti lancia l’allarme sulla battuta di arresto della nostra economia che va intravedere un autunno che sarà sicuramente “più difficile del previsto”.

E l’Ue in tutto questo? Debole se non indecisa, tentennante se assente. L’unica certezza sul fronte europeo nella sua navigazione a vista è il continuo salasso, che dura ormai da ben oltre un anno, delle risorse drenate dai singoli stati per supportare la guerra in Ucraina per la quale non si vede ancora all’orizzonte alcuno spiraglio di pace.
L’Ue tace anche nella partita che America e Cina stanno giocando sullo scacchiere internazionale. Ricompare lo spettro di un’invasione cinese di Taiwan dove è in corso una massiccia operazione di accerchiamento dell’isola in risposta, dice Pechino, al transito nello stretto taiwanese di due navi delle marine degli Stati uniti e Canada. Una situazione ad altissima tensione. Come hanno sottolineato alcuni esperti di geopolitica Cina e Usa stanno divorziando senza mai essere stati sposati. L’Ue? Drammaticamente assente. Incapace di ogni iniziativa di mediazione.


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