Politica

Da presunto erede a detenuto. Breve triste storia di Di Nunzio

di Giuseppe Ariola -

IL TESTAMENTO DI BERLUSCONIANSA


Dalla pretesa di essere riconosciuto come erede di Silvio Berlusconi all’arresto. Si conclude così la storia del fantasioso imprenditore torinese trapiantato in Colombia, Marco Di Nunzio, finito ieri in manette per questo e altri falsi compiuti nel paese sudamericano. Di Nunzio, a seguito della chiusura delle indagini effettuate dalla procura di Milano sul caso del falso testamento colombiano di Berlusconi, è stato rinviato a giudizio per tentata estorsione ai danni dei figli del fondatore di Forza Italia, ai quali aveva trasmesso diverse diffide relative all’asse ereditario. Sono ben tre i testamenti falsi attraverso i quali l’imprenditore millantatore, figurando come erede, avrebbe tentato di accaparrarsi 26 milioni di euro, il 2% delle azioni Fininvest, diversi yatch e l’intero capitale sociale della società immobiliare proprietaria delle ville di Antigua. Una volta appurato dalle attività investigative che nel giorno indicato nei falsi testamenti olografi, datati 21 settembre 2021, Berlusconi era ad Arcore e non davanti a un notaio di Cartagena, il procuratore Marcello Viola e alla pm Roberta Amadeo si sono soffermati sulle minacce di Di Nunzio ai legittimi eredi. Raggiunto dalle telecamere di Report, Di Nunzio aveva infatti formulato una proposta di accordo alla famiglia Berlusconi, paventando di procedere con una causa in caso di diniego a essere riconosciuto come erede. E proprio sulla trasmissione della Rai si sono concentrate le reazioni dei parlamentari di Forza Italia all’arresto di Di Nunzio. Per il presidente dei senatori azzurri Maurizio Gasparri “bisognerebbe evitare di trasformare l’informazione, in particolare del servizio pubblico, in una ribalta e un megafono di una persona che diceva cose ovviamente false. L’indagine condotta dalle autorità colombiane, e dalla Procura di Milano conferma quello che era apparso chiaro a tutti, ma non a Ranucci. Cioè che ci si trovasse di fronte ad un millantatore”. Il deputato e portavoce nazionale di Forza Italia Raffaele Nevi, che annuncia iniziative in commissione Vigilanza Rai, “Report ha fatto da megafono alle teorie strampalate, poi rivelatesi false, di Marco Di Nunzio, pur di attaccare in qualche modo e in maniera scomposta il nome e l’onorabilità di Silvio Berlusconi”. Secondo il vicecapogruppo vicario a Palazzo Madama, Adriano Paroli, l’attenzione riservata da Report alle pretese testamentarie dell’imprenditore piemontese “è stato un errore e anche grave, se si considera che parliamo del servizio pubblico, pagato da tutti i cittadini, che dovrebbe assicurare un’informazione di qualità. In questo caso, purtroppo, non c’è stata né informazione né qualità”. Una valanga di critiche dalle quali il conduttore della trasmissione si difende sostenendo che “Report non ha mai dato fiducia a Di Nunzio”, ma che anzi ha “evocato un tentativo di estorsione e ha contribuito alle indagini dei magistrati”.


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