Attualità

Da Slovenia primo stop in Ue a export armi per Israele

Un segnale tutto politico: l'industria della difesa del Paese è limitata

di Giorgio Brescia -

Il primo ministro sloveno


La Slovenia è diventata il primo Paese dell’Unione Europea a vietare l’importazione, esportazione e il transito di armi da e verso Israele. La decisione, annunciata dal governo sloveno, è motivata dalla volontà di reagire concretamente al conflitto in corso nella Striscia di Gaza e dalla percezione che l’Ue non stia adottando misure sufficienti in merito a questo tema. La misura riguarda tutti i materiali d’armamento, inclusi equipaggiamenti militari, componenti e tecnologie legate alla difesa.

La pressione della Slovenia

Questa iniziativa unilaterale slovena arriva in un contesto di crescente pressione diplomatica sull’Ue, accusata da varie organizzazioni umanitarie di non fare abbastanza per fermare le forniture militari a Israele, nonostante le gravi violazioni dei diritti umani denunciate a Gaza.

La Slovenia aveva già riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina nelle settimane precedenti, confermando così una posizione critica verso l’offensiva israeliana.

Un segnale che è tutto politico: la Slovenia ha un limitato mercato di produzione degli armamenti, a differenza di altri Paesi europei o regionali come la Serbia, e ancor più è limitato il peso della limitazione verso Israele che interviene per gli effetti di questa decisione. La sua industria della difesa è minima rispetto ai principali produttori europei come Germania, Francia o Italia.

Golob punta a far breccia in Ue

Dal punto di vista politico interno ed europeo, il primo ministro sloveno Robert Golob aveva già minacciato azioni individuali qualora l’Ue non adottasse provvedimenti concreti entro tempi brevi.

Alla base della scelta, anche una frattura all’interno dell’Unione: alcuni Paesi (come Spagna, Irlanda, Belgio, Norvegia, Olanda e Portogallo) sostengono sanzioni e misure più dure contro Israele, mentre altri (Germania, Italia, Ungheria, Repubblica Ceca e altri) si oppongono, suggerendo cautela per non inasprire i rapporti con Tel Aviv.

Tra le figure interne che animano questa convinzione, la ministra degli Esteri Tanja Fajon, favorevole a un ruolo europeo più determinato e a sanzioni contro Israele.


Torna alle notizie in home