Politica

Dal circo equestre al partito unico, De Luca tenta il M5s

Il governatore della Campania lancia l’idea di una costituente riformista tra pentastellati e Pd. Dopo anni di risse, tutto è perdonato?

di Giovanni Vasso -


Dal circo equestre al partito unico. Chi l’avrebbe mai detto che un giorno sarebbe stato addirittura Vincenzo De Luca, fustigatore integerrimo “delle Cinque Stelle”, a proporre una costituente riformista che riesca a unire, in un’unica compagine politica, Partito democratico e M5s. Eppure quello che sembrava impossibile è accaduto oggi a Napoli, dove il governatore della Campania ha presentato il suo libro “Democrazia al bivio”, edito da Guida.

De Luca ha detto: “Non c’è spazio per due forze riformiste serie, non ci possono essere sia M5s che il Pd. Dobbiamo costruire un grande partito democratico sulla base di un processo costituente che avrà i suoi tempi, non un mese o un anno, ma definendo un programma di base di una forza riformista seria”. Dunque ha spiegato che “anche all’estero ci sono ali radicali ma una grande forza riformista deve avere un centro, che governa il partito e lo Stato”. E quindi s’è proposto, proprio lui, a fare da pronubo al matrimonio politico tra democratici e pentastellati: “Vorrei fare questo lavoro, sperando di trovare chi vuole farlo con me”.

Una proposta choc. Considerati i precedenti. Chissà se De Luca troverebbe una sponda nell’ex sindaco di Roma Virginia Raggi, la “bambolina imbambolata” o in Giuseppe Conte che solo qualche settimana fa, da Torre Annunziata, ha bocciato l’idea, cara al governatore, di un terzo mandato come governatore della Campania. O, magari, l’inquilino di palazzo Santa Lucia potrebbe trovare sostegno in Luigi Di Maio, che un tempo solo a vederlo in tv “gli rovinava la cena” e che oggi, insieme a Roberto Fico, “sono cambiati”.

Ed è vero. Sono cambiati loro ed è cambiato, ovviamente, anche lui. Ormai, giusto per citare qualcuno dei “complimenti” che si sono scambiati negli anni passati De Luca e i pentastellati campani, i rapporti tra il “dittatore delle fritture di pesce” e gli “irrilevanti”, anche nel consiglio regionale della Campania, si sono rasserenati. Una volta l’ex sindaco sceriffo di Salerno mostrava il dito medio a Ciarambino e soci che oggi, nel breve volgere di una legislatura, sono passati dall’indignazione perenne e dalle mobilitazioni anche fisiche contro il governatore alla diffusione di entusiastici comunicati stampa sull’operato della giunta regionale.

Ma il proverbio mette in guardia dalle carezze del diavolo. De Luca, evidentemente, punta all’anima di quel che resta dei Cinque Stelle. Più che una gentile offerta, quello di De Luca pare un tentativo per rimpinguare il consenso del Pd che “da due anni regge bene ma non ha alcuna capacità espansiva, è inchiodato al 20 – 22 per cento”. Infine il presidente della Regione Campania ha rilanciato su due temi che però non tanto piacerebbero agli “alleati”. E su giustizia e sicurezza ha tuonato: “Se su questi temi non dici nulla non raggiungi il ceto medio. Non parlo di fascisti autoritari ma di padri di famiglia che vogliono vivere tranquilli”. Infine un telegramma sanguinoso, sempre il solito, al suo stesso partito e ai suoi maggiorenti: “Mi deprimo quando sento alcuni esponenti del Pd, sembra che si esprimano come se leggessero il bollettino meteo”.


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