Cultura & Spettacolo

Dal dolore al perdono, dal buio alla luce. Il nuovo Grignani scrive un’altra storia

di Nicola Santini -


Al 73° Festival di Sanremo ha presentato “Quando ti manca il fiato”, ottenendo un grande successo, superando i tre milioni e mezzo di stream su Spotify e piazzandosi tra i brani più venduti tra tutti quelli proposti dagli artisti in gara. Può tracciare un bilancio più che positivo della sua ultima avventura sanremese, Gianluca Grignani, che si è aggiudicato il 2° posto nel Premio della Critica “Mia Martini”, con ben 23 voti e un distacco di soli sei voti dal primo classificato. Non solo. Sempre a Sanremo, Grignani ha ricevuto il “Premio SIAE”, conferito da SIAE, per i 30 anni dal suo primo deposito alla Società Italiana degli Autori ed Editori, e il “Premio SIAE-Roma Videoclip Sanremo 2023”, assegnato da SIAE e “Roma Videoclip-il cinema incontra la musica”, sempre per la sua ultima canzone. Un ritorno in grande stile sul palco dell’Ariston per il cantautore, dopo averlo calcato per 6 volte in gara e 2 volte in qualità di ospite. Era il 1995 quando partecipò nella categoria Nuove Proposte con il brano “Destinazione paradiso”, dopo un primissimo tentativo nel 1994 quando si era stato già presentato alle selezioni di Sanremo Giovani con il singolo “La mia storia tra le dita”, per poi tornarci nel 1999, finalmente promosso tra i Big in gara con “Il giorno perfetto”. Due anni più tardi, nel 2002, tornò al Festival di Sanremo con “Lacrime dalla Luna”, mentre nel 2006 presentò il brano “Liberi di sognare”. Dopo quella lunga carrellata di successi, due anni più tardi decise di tornare a esibirsi sul palco del Teatro Ariston con il brano “Cammina nel Sole” e nel 2015 con “Sogni infranti”. Nel 2012 tornò a Sanremo nella serata dei duetti come ospite di Pierdavide Carone con cui cantò “Nanì”, prodotta e diretta da Lucio Dalla. A febbraio dello scorso anno tornò a duettare, questa volta al fianco di Irama, sulle note del brano d’esordio “La mia storia tra le dita”. Ad oggi, la discografia di Gianluca vanta ben dieci album di inediti, nessuno dei quali passato inosservato. Il suo singolo “La fabbrica di plastica”, contenuto nell’omonimo album del 1996 che è stato recentemente celebrato con un grande concerto al Fabrique di Milano, è stato decretato da un sondaggio della rivista Rolling Stones Italia come miglior brano rock italiano di sempre. Gianluca, che emozioni hai provato a tornare a Sanremo da protagonista in gara?
Per questo Sanremo mi sono preparato per poter dare del mio meglio, ma allo stesso tempo non ho pensando alla gara. La mia musica si è evoluta in maniera sempre più singolare e personale, mi sento un adulto con la faccia
da bambino.
Hai portato una canzone, intima, toccante, emozionante, che racchiude tante sfumature di un rapporto padre/figlio, dal distacco, al dolore, al perdono. Come è nata?
È una canzone nata tanti anni fa che ora è diventata quello che volevo diventasse. La chiamata a cui faccio riferimento nel brano c’è stata molti anni fa, quindi questa canzone ha avuto una genesi lunga. Ora è la canzone giusta e sono felice di poterla portare sul palco dell’Ariston. Non ha una
morale, ma mi rappresenta e credo che possa rappresentare ognuno di noi, molti hanno vissuto un momento in cui “manca il fiato” ma poi hanno avuto la forza di ripartire.
Come figlio e padre, che emozioni ti suscita quando la canti?
Mi emoziona molto, penso che si sia notato sul palco. Emoziona molto chiunque la ascolti mi rendo conto.
Hai duettato con l’amica e collega Arisa in “Destinazione Paradiso”, il tuo iconico brano, rimasto nella memoria di più generazioni, che portasti al Festival nel 1995. Come mai questa scelta?
Ho cercato Arisa perché è poetica, non l’ho ancora inquadrata ma mi piace e scriverei per lei. È un’artista!
Che ricordi hai dei Sanremo passati?
Quel ragazzo lì si difendeva, oggi non ho più bisogno di difendermi. Credo di aver dato un decimo di quello che potevo fare, mi aspetto grande verità da questo Festival. La mia musica è una musica che non c’era, ho pensato che forse sarebbe stata compresa dopo la mia morte. Certo, avrei potuto ammiccare a diverse situazioni, ma ho mantenuto sempre la stessa direzione e più vado avanti peggio divento. Sono certo che lamia musica avrà futuro e penso tra cent’anni non tra trenta. Io sono il futuro.

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