Danzopoli: l’inchiesta Rai e il ritorno di Galvagno nella danza sportiva tra polemiche e accuse
Dopo l’inchiesta Rai 3, il caso Galvagno riapre il dibattito sulla danza sportiva: favoritismi, frasi sessiste e silenzi istituzionali.
L’inchiesta “Danzopoli” torna a far discutere. Dopo la puntata della trasmissione Far West andata in onda su Rai 3 e l’articolo pubblicato su Il Giornale a firma di Stefano Zurlo, il tema delle presunte gare truccate nella danza sportiva italiana è di nuovo al centro del dibattito. Al cuore dell’inchiesta, il nome di Ferruccio Galvagno, figura già nota per essere stato radiato nel 2011 per lo scandalo Danzopoli e successivamente riammesso nel 2018.

Oggi Galvagno, secondo quanto riportato, ha ottenuto un incarico ufficiale all’interno della FIDESM (Federazione Italiana Danza Sportiva Moderna) come coordinatore del programma federale. Una nomina regolarmente approvata dal consiglio, nonostante un passato segnato da provvedimenti disciplinari. L’assegnazione del ruolo riaccende le polemiche su criteri di merito e opportunità nel mondo della danza sportiva.
Nel reportage di Far West, Ferruccio Galvagno viene descritto da alcune fonti come una figura ancora influente, in grado di incidere – informalmente – su giudici, classifiche e percorsi competitivi. Secondo quanto emerso, il suo ruolo sarebbe sostenuto da una rete di fedeltà consolidata nel tempo, che contribuirebbe a mantenere saldo un sistema percepito da molti come poco trasparente.
Al centro delle accuse, anche il CIDS (Coordinamento Italiano Danza Sportiva), un progetto nato con finalità formative ma – secondo le testimonianze raccolte – trasformato in uno strumento di selezione e controllo. Partecipare agli stage a pagamento organizzati dal CIDS, affermano alcuni tecnici e addetti ai lavori, aumenterebbe le possibilità di emergere. Chi invece resta fuori, rischierebbe penalizzazioni: perdita di allievi, esclusione dai circuiti e isolamento professionale.
Tra gli episodi citati dalla trasmissione Rai, anche un presunto caso di classifica dei campionati italiani già stabilita alla vigilia della gara. Testimoni anonimi parlano di risultati prevedibili “mesi prima”. Galvagno, intervistato in merito, ha risposto: “Chi conosce davvero la danza può prevedere chi vince. È come sapere chi vince a Blackpool”.
Nel suo approfondimento, Il Giornale ricorda che la riammissione di Galvagno fu impugnata dal procuratore federale Gen. Cataldi, che – secondo quanto riportato – rassegnò le dimissioni in segno di protesta. L’articolo ricostruisce anche un controverso episodio del 2025, quando Galvagno intervenne al congresso MIDAS di Riccione. In quella sede, avrebbe pronunciato – sempre secondo la fonte – la frase “Balla e tromba”, giudicata da molti come sessista e offensiva. Il Giornale sottolinea che, secondo regolamento, Galvagno non avrebbe potuto presenziare a quell’evento per via del divieto di rapporti con il Consiglio Federale.
Sul piano istituzionale, a far discutere è anche il ruolo del Safeguarding Office, organo deputato alla tutela degli atleti, che – stando alle ricostruzioni – non avrebbe preso posizione pubblica sul caso né attivato misure correttive, suscitando dubbi sull’efficacia del sistema di prevenzione contro discriminazioni e abusi nello sport.
Infine, sempre secondo Il Giornale, le successive scuse di Galvagno – diffuse via social – sarebbero state formulate in modo parziale e accompagnate da un video in cui si criticava il “pensiero unico” e la “psicopolizia”. La denuncia per l’accaduto è partita non dalla federazione, ma dalla senatrice Rachele Scarpa (PD), che ha definito l’intervento “sessista, volgare e inaccettabile”.
La trasmissione Rai ha chiuso l’inchiesta con parole dure: “Questa non è più danza. È un sistema parallelo, dove le regole sono negoziabili e il merito un dettaglio”. Un giudizio netto che accende i riflettori sulla necessità di maggiore trasparenza e meritocrazia nel mondo della danza sportiva italiana.
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