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Dati finti, tessere false, sicari silenziosi. Ora il Nazareno fa paura a Bonaccini

di Cristiana Flaminio -

STEFANO BONACCINI PRESIDENTE REGIONE EMILIA ROMAGNA E CANDIDATO SEGRETARIO DEL PARTITO DEMOCRATICO


Elly, che stimano attorno al 20-30%, in realtà fa novanta. Come la paura. Che serpeggia, malamente nascosta tra banalità di prammatica e ovvietà di rito, tra gli ottimati del Partito democratico. La macchina del consenso attorno a Stefano Bonaccini s’è messa in moto. In maniera tanto fragorosa e scomposta che, ormai, tutti ne sentono lo sferragliare. Dal Sud, che nel nome della lotta all’autonomia differenziata (di cui, peraltro, Bonaccini è stato sostenitori fino all’altro ieri) si allinea al governatore dell’Emilia Romagna. Fino alle piazze (ex) rosse tra Centro e Nord, dove l’incubo si chiama irrilevanza. La bagarre congressuale è iniziata. E se una volta, attorno ai sogni di rivoluzione, volavano le sedie, oggi, in tempi di moderatismo governativo, si moltiplicano le tessere, si riproducono per gemmazione le accuse, si sussurrano e correggono organigrammi. Giurarono di non morire democristiani, sopravvivono però da signori delle tessere.

 

Lo sceriffo delle tessere

Nella Campania di Vincenzo De Luca, il Pd se lo votano solo i tesserati. Almeno, così sarebbe stando ai numeri comparati tra voti alle elezioni e iscritti online al partito. A Caserta non c’erano duemila tesserati, un anno fa. Ne sono diventati 6mila. A Sessa Aurunca si sono tesserati al Pd, in rete, ben 1.050 persone. Alle ultime elezioni, il Pd ha incassato 1.200 voti. Una media un po’ più alta a Casal di Principe, ci sono più di cento iscritti mentre i voti alle politiche sono stati 363. Drammatico, rasente il tragicomico, il caso di Letino: 15 iscritti, ventuno voti. Ce n’è abbastanza per far arrabbiare persino un uomo mite come Gianni Cuperlo che ha parlato, in Campania, di “tesseramento dilatato”. A Salerno è scoppiato il caso perché 1.574 tessere sarebbero state pagate da un unico conto, intestato alla federazione provinciale del partito, con un bonifico da 42.127,50 euro. Ma “è tutto regolare”. Inoltre, nella provincia cara al governatore De Luca, i circoli sono stati così zelanti da votare prima di ottenere il via libera dagli organismi preposti. A Napoli, dove il ricordo è ancora nitido il ricordo delle vagonate di cittadini cinesi al voto delle primarie a sindaco ai tempi di Cozzolino contro Bassolino, si annulleranno mille tessere. Tutto lavoro per la commissione regionale di garanzia, presieduta da Franco Roberti, eurodeputato ed ex procuratore capo a Salerno.

 

Da Taranto a Cosenza, spuntano tessere e circoli

Il Pd crede molto nell’aggregazione spontanea. Ma a Taranto, per la precisione nell’area di Talsano, è spuntato – praticamente dal nulla, o meglio dall’adesione di un movimento civico vicino a Michele Emiliano – un circolo dem nuovo di zecca, composto da ben 600 soci. In Calabria, i cuperliani hanno fatto saltare il tavolo e hanno fatto ricorso alla commissione di garanzia. Se, di solito, la notte porta consiglio, ai dirigenti regionali del Pd avrebbe portato in dote, invece, 1.600 iscritti in più a Cosenza. Inoltre sarebbe stato imposto uno stop a Mario Oliviero, ex presidente regionale e vicino al rivale triestino di Stefano Bonaccini. A Bologna, intanto, il numero di iscritti al partito è lievitato a ottomila soci. Del resto, la sfida è tra il presidente della Regione e la sua vice, non poteva essere altrimenti. Ma i maligni, i soliti maligni, mormorano di strane manovre e adesioni rianimate dall’impegno dei sostenitori di questo o quell’aspirante al soglio dem.

PD, Ascolta Bersani

È sempre cosa buona ascoltare chi ha esperienza. Pierluigi Bersani non è certo uno qualunque. Stefano Bonaccini sogna di emularne l’ascesa, copiandone il cursus honorum: prima presidente regionale dell’Emilia Romagna, poi segretario del Partito democratico. Bersani, intervistato ieri a Tagadà su La7, però sembra preferire Elly Schlein. Se non altro, perché – prima di ogni altra cosa – è riuscita, quanto meno ad aprire il partito a “nuove energie” che arrivano dall’esterno.
L’ex segretario dem ha spiegato: “La Schlein sta portando qualcosa di nuovo al Pd. La dico tranquilla: voglio essere sicuro che si voglia uscire da quello che possiamo anche riassumere come renzismo, ma che non riguarda solo Renzi. Cioé dall’impostazione finalizzata a creare la spaccatura nel campo progressista, a distaccarsi dal tema sociale e dal lavoro, discostarsi dalla tradizione italiana di politica internazionale”. Bersani ha sottolineato: “Credo che Schlein stia portando qualcosa di nuovo, Bonaccini sta riflettendo su cose che ho detto. Probabilmente saranno loro a correre, l’una avrà bisogno dell’altro. Schlein da fuori sta portando delle energie nuove. Vediamo, finita la fase dei circoli, come andrà”.


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