Cultura & Spettacolo

Davide Grittani: l’importanza della funzione etica nella letteratura

di Redazione -


di ANNALINA GRASSO
Davide Grittani è giornalista, scrittore, consulente della comunicazione per aziende ed enti pubblici, editor e consulente di case editrici. Direttore del periodico di sicurezza alimentare BLab Magazine. Editorialista del Corriere del Mezzogiorno è autore del romanzo Il gregge (Alterego edizioni), presentato da Wanda Marasco al Premio Strega 2024.
Il libro, pervaso da uno spiccato senso di indignazione, veicola l’idea dell’importanza di ripristinare la funzione etica e sociale dei mestieri intellettuali, soprattutto in un momento di forte crisi dell’editoria italiana come questo.
C’è un momento particolare in cui hai deciso di scrivere Il gregge?
Da tempo cresceva in me l’interesse e la propensione a occuparmi di vita pubblica, di cose che avessero a che fare con l’etica e la politica. Quando mi sono convinto che certi comportamenti schizofrenici, come dire e fare tutto e il contrario di tutto e provare a giustificarli in ogni modo, erano già fiction allo stato puro, allora ho pensato che erano maturi i tempi per raccontare questa mia indignazione. Quella di non riuscire più a individuare nella classe dirigente un esempio da seguire, un modello. Il gregge è un romanzo sulla impossibilità di affidarsi a chi aveva chiesto fiducia.
Spesso si sente dire: “Nessun politico mi rappresenta”. Non pensi invece che “certi” politici rappresentino perfettamente “certi” cittadini?
Penso la necessità di rappresentatività dei cittadini si sia, purtroppo, adeguata al basso profilo politico di cui possono disporre. Non si ambisce più a una rappresentatività alta, esigente, ma al tutto e subito. Non c’è più un’esigenza correlata ai servizi necessari ai cittadini per vivere, ma al bisogno che soddisfa la sopravvivenza immediata. Ecco che la linea tra bisogno e consenso si è schiacciata, non esiste praticamente più. E i politici lo hanno capito bene, non misurano più il proprio consenso attraverso gli atti che dovrebbero fare per mandato ma piegano il bisogno dei cittadini a qualsiasi forma di arroganza
La letteratura che proponi con questo romanzo interroga temi civici ed etici. Ritieni sia anche compito della letteratura formare le coscienze?
Personalmente, intendo dire nel mio piccolo, credo con estrema fermezza che questo sia il momento – drammaticamente adatto, storico – per ripristinare la funzione etica e sociale dei mestieri intellettuali. Uno scrittore che non si assume la responsabilità di ciò che scrive e dice non è uno scrittore consapevole di quello che fa, in buona sostanza non è uno scrittore. Oggi c’è bisogno di un ritorno all’impegno, da parte di tutti.
La vicenda che racconti sembra una sceneggiatura di un film di Dino Risi, Monicelli, Steno; ti sei ispirato anche a loro?
Nei tratti distintivi di questi Maestri c’era uno spaesamento dovuto soprattutto all’uscita dalla guerra e alla interpretazione di un Paese ancora in costruzione. Dentro quella sofferenza c’era tantissimo del talento vero degli italiani, ma a un certo punto il boom economico ci ha dato alla testa e abbiamo pensato che fosse – giustamente – arrivato il tempo per poter smettere di pensare, per essere finalmente leggeri dopo tanto dolore. Beh, quel periodo dura da 80 anni.


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