Dazi al 15%, l’accordo Usa-Ue che non accontenta nessuno
Rappresenterebbe un compromesso, senza dare soluzione alle divergenze di fondo
Secondo il Financial Times, Stati Uniti e Unione Europea sarebbero vicini a un accordo che imporrebbe dazi del 15% sulle importazioni europee negli Usa, in linea con l’accordo già siglato tra Washington e Tokyo. L’intesa prevedrebbe l’eliminazione dei dazi su alcuni settori strategici, come aeromobili, alcolici e dispositivi medici. Nonostante il clima di trattativa, l’Ue sta comunque preparando un pacchetto di contromisure da 93 miliardi di euro (fino al 30% su alcune merci americane) da attivare in caso di fallimento dei negoziati entro il 1° agosto. L’accordo al 15% rappresenterebbe un compromesso, senza risolvere le divergenze di fondo tra Usa e Ue sui dazi e sulla regolamentazione. E l’industria europea esportatrice verso gli Usa subirebbe un costo aggiuntivo stabile, con possibili ripercussioni su crescita e occupazione nei settori più esposti.
Dazi: qui Washington, qui Bruxelles
Per Washington, i dazi attualmente in vigore (fino al 25% su acciaio, alluminio e auto, 10% su altre merci) sono un punto di partenza da cui negoziare ulteriori concessioni europee, non un tetto massimo. L’amministrazione Trump insiste nel “pareggiare il campo di gioco” e spinge anche su temi come regolamentazione delle Big Tech e farmaceutici.
Bruxelles considera i dazi attuali come un massimo da ridurre per evitare una nuova escalation. L’obiettivo dichiarato è una soluzione negoziata che eviti l’aumento al 30% annunciato da Trump. L’Ue teme però che un accordo al 15% possa essere percepito come una sconfitta e incontrare resistenze tra gli Stati membri e le imprese europee.
Usa-Ue: negoziati tesi, reciproco pressing per l’accordo
L’indiscrezione del FT si inserisce in un contesto di negoziati molto tesi e di reciproca pressione, con entrambe le parti che preparano piani B (controdazi per l’Ue, minaccia di ulteriori tariffe per gli Usa) pur cercando una via di compromesso che eviti una nuova guerra commerciale aperta.
La notizia potrebbe ispirare i mercati Ue a un cauto ottimismo, ma la persistenza di dazi elevati su molti prodotti e la minaccia di ritorsioni reciproche mantengono l’incertezza per investitori e imprese. Restano nodi critici, con pressioni statunitensi per escludere le aziende tech Usa da regole europee e per semplificare la normativa farmaceutica.
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