Dazi e controdazi, le cancellerie di tutto il mondo non discutono che di questo fin da quello show di Donald Trump, armato di lavagna, nel Giardino delle Rose della Casa Bianca il 2 aprile scorso. Dazi ogni volta minacciati e annunciati, cui si è risposto con controdazi sempre annunciati ma prima con attenzione valutati, dagli Stati Uniti verso tutti i Paesi del mondo a partire dall’Europa e, in un botta e risposta, calibrati sempre sul filo di una comunicazione che, prima che ai cittadini, parla a chi deve ascoltare e stimare per riflettere prima di riprendere a darvi riscontro. in questa guerra dei nervi che sta mettendo a rischio e pericolo le economie, le notizie di ieri sono state principalmente quelle scaturite a Bruxelles, con il contorno del filo diretto Washington-Londra per un’intesa tra Usa e Regno Unito.
L’Unione Europea ha stabilito ieri una nuova lista di controdazi contro gli Stati Uniti in risposta ai dazi americani, in particolare quelli del 25% su acciaio e alluminio imposti da Washington. Questi controdazi riguardano prodotti statunitensi per un valore complessivo di circa 95 miliardi di euro, con tariffe che variano dal 10% al 25% a seconda dei beni. Nell’elenco, che rimarrà in consultazione pubblica fino al 10 giugno, i prodotti simbolo dell’export americano finora rimasti fuori dalle valutazioni per affermare una linea che favorisse il dialogo piuttosto che lo scontro: dalle carni bovine e suine al merluzzo dell’Alaska, dai suv e pick-up agli aeromobili legati alla produzione Boeing, senza trascurare il bourbon, finora escluso per evitare un’escalation eccessiva e ritorsioni pesanti, su pressione di Paesi come Italia, Francia e Irlanda. La risposta scatterà in assenza di un’intesa con Washington ma dopo la consultazione l’elenco potrà essere ancora revisionato e dovrà essere approvato dai Paesi membri. L’impronta ancora una volta è quella che serve per affermare una strategia che in qualche modo impensierisca la Casa Bianca lasciando aperta la porta, come sempre, al confronto. E, come sempre, le parole di Ursula von der Leyen sono indirizzate ad una riflessione generale priva di toni minacciosi e finalizzata all’auspicio di un’intesa: “I dazi stanno già avendo un impatto negativo sulle economie globali. L’Ue rimane pienamente impegnata a trovare soluzioni negoziate con gli Stati Uniti – dice la presidente della Commissione europea -. Riteniamo che si possano concludere buoni accordi a vantaggio dei consumatori e delle imprese su entrambe le sponde dell’Atlantico. Allo stesso tempo, continuiamo a prepararci a tutte le possibilità e la consultazione avviata oggi ci aiuterà a orientarci in questo lavoro necessario”.
Se da Bruxelles, quindi, continua ad arrivare l’immagine di un’Europa i cui funzionari da oltre un mese continuano a predisporre, discutere e limare la lista dei controdazi senza mollare la presa sul filo di un confronto a distanza con Washington privo di ogni tensione, Londra può forse cominciare a dormire sonni più tranquilli. Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno raggiunto un accordo sui dazi, il primo di una serie di intese commerciali che Washington prevede di siglare con altri Paesi. L’annuncio ufficiale è stato fatto dal presidente americano Donald Trump che ha definito l’accordo “completo e comprensivo”, destinato a consolidare le relazioni tra i due Paesi per molti anni a venire. I dettagli, se così possono essere chiamati, li ha anticipati prima della tradizionale conferenza stampa nello Studio Ovale, lo stesso Trump sul suo social Truth, dispensando sicurezza e fiducia: “Ne seguiranno altri” mentre da Londra si faceva filtrare che il confronto con Washington ora arrivato a questa intesa è stato il frutto di approfonditi negoziati partiti fin dallo scorso mese di marzo. Il Regno Unito potrà esportare negli Usa fino a 100mila automobili all’anno con una tariffa del 10%, ridotta rispetto al 25% attuale. L’intesa favorirà un significativo aumento delle esportazioni americane verso il Regno Unito, in particolare di carne bovina, etanolo e altri prodotti agricoli, con benefici per i grandi agricoltori statunitensi e Londra diminuirà i dazi sulle importazioni statunitensi, con potenziali riduzioni del 10% su automobili, carne e crostacei, e discuterà anche la possibile riduzione della propria imposta sui servizi digitali che colpisce le società tecnologiche statunitensi. Un accordo definito “completo e comprensivo” da Trump.
Ciliegina sulla torta, nel Regno Unito, il favore della Bank of England intervenuta a sottolineare che ora potrà ridursi l’incertezza economica. Indefinibile, per ora, l’influenza di questo accordo sui rapporti Usa-Ue. Fa sperare quel “il primo di molti” di Mr. President.