Economia

Se il Bot è un ottimo affare: il debito? Meglio del Pnrr

di Fabio Dragoni -

TITOLI DI STATO BOT LISTINO LISTINI


Come se la passa l’Italia col suo debito pubblico? Spesso chiamato macigno, anzi fardello? Ammesso e non concesso che sia veramente così? E chi vi scrive non lo ritiene affatto tale, sia chiaro. Se la passa bene e comunque meglio, molto meglio, di quanto certe narrazioni doloristiche e melodrammatiche di alcuni giornali possano far ritenere. L’amico Giuseppe Liturri su La Verità fa giustamente notare come nel giro di due settimane l’Italia abbia collocato più di 28 miliardi sul mercato. L’equivalente di due rate del PNRR; che in quanto tali ci vuole appunto un anno a raccogliere dopo infiniti sforzi burocratici e scartoffie. Che altro non sono che il vero nome di quello che la narrazione giornalistica e di maniera chiama “riforme”, anzi “riforme strutturali” che fa più fico. Che l’Italia se la cavasse così agevolmente sul mercato è una cosa da non dare affatto per scontato. Non si dimentichi mai che l’affanno di collocare il debito emesso in valuta sovrana è un problema che riguarda solo ed esclusivamente i paesi membri dell’eurozona visto che chi è padrone della propria valuta sa che la sua banca centrale può sempre intervenire emettendo la base monetaria (creando dal nulla il denaro, detto in parole povere) per acquistare i titoli emessi. Lo sanno molto bene Giuseppe Conte e ovviamente Mario Draghi. Quest’ultimo ancora di più essendo stato a capo della BCE prima ancora che a Palazzo Chigi. I due premier avevano infatti a disposizione la stampante della Banca d’Italia che, su istruzione della Banca Centrale Europea, dal 2019 al 2022 ha acquistato la bellezza di 315 miliardi di Btp semplicemente schiacciando un bottone e chiusa lì. Spesso con rendimenti prossimi allo zero se non addirittura e talvolta negativi. In pratica il debitore vieniva pagato per indebitarsi. La politica monetaria sappiamo essere cambiata dal 2022 in poi. I tassi sono aumentati e la Banca Centrale ha non solo smesso di stampare denaro ma ha addirittura iniziato a tirare i remi in barca visto che nel 2023 ha ridotto il proprio investimento in titoli di stato per quasi 22 miliardi. Come ha quindi fatto il governo di Giorgia Meloni a raccogliere i soldi necessari a mandare avanti la baracca? Ci hanno pensato i risparmiatori italiani ad acquistare circa cento miliardi di titoli di stato perché attratti da buoni rendimenti. Ciò che prima faceva la Banca d’Italia ora lo fanno i risparmiatori e non certo per amor di patria. Certo qualcuno potrebbe giustamente obiettare che questa operazione ha un costo. Il che sarebbe peraltro ovvio visto che in un mondo normale chiunque presta denaro per ricevere un interesse non certo per beneficienza. Ma spesso si omette di considerare che collocare Btp o Bot agli italiani può essere un ottimo affare per la Repubblica Italiana. E non certo per un macchiettistico e malinteso intento di esaltare l’autarchia finanziaria del Paese. Provo a spiegare perché. Se lo Stato paga il 4% alla sciura Maria di Vimercate questa subito lascia all’Erario il 12,5% di imposta sostitutiva sugli interessi. Ed il costo per lo stato scende di fatto al 3,5%. Senza poi considerare che Maria vorrà spendere questi soldi magari per fare un bel regalo ai nipoti o molto più egoisticamente per andare a trascorrere un week end alle Terme di Saturnia. È più che normale calcolare che lo Stato riscuota l’Iva su questi acquisti. Se l’imposta è del 22% il costo netto per lo stato scende al 2,8%. E non ho ancora messo sul conto il benefico effetto per l’economia di questa spesa dal momento che i soldi spesi dalla sciura Maria a Saturnia consentiranno all’albergo che la ospita di pagare il personale, saldare i fornitori e remunerare l’imprenditore. Tutte cose che non abbiamo se quel 4% lo paghiamo a Bruxelles per il PNRR. I soldi per gli interessi escono dall’economia e fine. Vi ho convinto del perché è quindi meglio pagare il 4% alla sciura Maria che il 3,6% a JP Morgan?


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