Decadenza Alessandra Todde: lo stop della Consulta
La decisione della Corte Costituzionale avrà molti risvolti politici: eccoli
Non spettava al Collegio regionale di garanzia elettorale imporre la decadenza di Alessandra Todde. È quanto ha stabilito oggi la Corte costituzionale, che con una sentenza depositata nelle ultime ore ha accolto il ricorso della Regione Sardegna e ha dichiarato che il Collegio “ha esorbitato dai propri poteri”, pronunciandosi su una materia non prevista dalla legge come causa di ineleggibilità. Secondo la Consulta, il provvedimento emesso il 20 dicembre scorso dal Collegio, con cui si disponeva la decadenza di Alessandra Todde, “ha cagionato una menomazione delle attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione”. La sentenza rappresenta dunque un passaggio fondamentale nella vicenda giudiziaria e politica che ha coinvolto la presidente sarda, eletta a febbraio 2024 con il sostegno del Movimento 5 Stelle e del centrosinistra.
Le motivazioni della Corte
I giudici costituzionali chiariscono che le violazioni contestate ad Alessandra Todde, “pur gravi”, non rientrano tra le cause di ineleggibilità previste in modo esplicito dalla legge n. 515 del 1993, che regola la materia della rendicontazione elettorale e istituisce i Collegi di garanzia. In altre parole, secondo la Corte, il Collegio sardo ha agito oltre i limiti delle proprie competenze, applicando una sanzione – la decadenza di Alessadnra Todde – non contemplata dal quadro normativo vigente. Per questo, la Consulta ha annullato l’ordinanza/ingiunzione del 20 dicembre 2024, limitatamente alla parte in cui disponeva la decadenza, ribadendo la necessità di rispettare il principio di legalità e di proporzionalità nell’azione amministrativa.
Le conseguenze della decisione
La sentenza della Corte costituzionale lascia tuttavia “impregiudicata” – si legge nella motivazione – la questione relativa alla riqualificazione dei fatti, che resta ora nelle mani del giudice civile. La presidente Todde, infatti, è tuttora coinvolta in un procedimento giudiziario per le presunte violazioni amministrative legate ai rendiconti elettorali. Il tribunale di Cagliari, con una decisione del 28 maggio scorso, aveva confermato una sanzione pecuniaria di 40 mila euro a carico della presidente. Il ricorso in appello è fissato per il 7 novembre. Parallelamente, la Regione Sardegna aveva sollevato un conflitto di attribuzione anche contro la sentenza del tribunale cagliaritano, ritenendo lesa la propria autonomia istituzionale. Ma su questo punto la Consulta ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso: la sentenza civile – spiegano i giudici – è stata emessa nei confronti di Todde “personalmente, in quanto destinataria delle sanzioni”, e del Collegio di garanzia, “in quanto autorità che ha emesso l’atto”, ma non nei confronti della Regione, che è rimasta estranea al giudizio.
Una decisione dal forte impatto politico
La pronuncia della Corte costituzionale chiude dunque il capitolo relativo alla decadenza Alessandra Todde, confermando la piena titolarità della presidente in carica e ristabilendo il perimetro delle competenze tra organi elettorali e istituzioni regionali. Sul piano politico, la sentenza rafforza la posizione della governatrice, che aveva denunciato fin dall’inizio l’illegittimità del provvedimento del Collegio di garanzia e la necessità di difendere l’autonomia della Sardegna.
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