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Decreto flussi, via libera a 82mila nuovi ingressi Coldiretti: serve manodopera

di Eleonora Ciaffoloni -


Dietro alle Ong, ai porti chiusi e ai porti aperti, dietro ai morti in mare e alla frontiera si cela un’altra migrazione. Quella che non crea troppe polemiche, ma anzi quella che viene ricercata. L’altra parte della migrazione è quella dei lavoratori stagionali. Perché si sa, che ci sono lavori che, come si suol dire, “gli italiani non vogliono fare”: lavori stagionali, appunto, logoranti, spesso nei campi e spesso con una paga per cui non si reputa valer la pena di lavorare. E così, sono in arrivo 82.705 lavoratori stagionali provenienti da territori extra europei. Il via libera è arrivato nella giornata di ieri con il passaggio del Decreto Flussi in Gazzetta Ufficiale: il nuovo Dpcm fissa la quota annuale per l’ingresso dei lavoratori non comunitari che, rispetto allo scorso anno, vede un aumento consistente. Secondo quanto segnalato da Coldiretti la quota per l’anno corrente supera di circa 13mila unità quella precedente, stabilizzata a 69.700 migranti, e aumentano anche le quote del lavoro stagionale nelle campagne che ammontano a 44mila unità rispetto alle 42mila dello scorso anno. Delle 44mila, spiega Coldiretti, 1500 “sono riservate alle nuove richieste di nullaosta stagionale pluriennale”, ovvero delle quote che consentono all’impresa, negli anni successivi, di non essere vincolata ai termini di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Dpcm per avere accesso all’autorizzazione. Inoltre, viene sottolineato “alcune quote sono riservate ai lavoratori di Paesi con cui entreranno in vigore accordi di cooperazione in materia migratoria” a anche “a quelli che abbiano completato programmi di formazione nei Paesi di origine e alle richieste presentate dalle organizzazioni professionali dei datori di lavoro che assumono l’impegno a sovraintendere alla conclusione del procedimento di assunzione dei lavoratori”. Infine, nel Dpcm è contenuta una novità che, per Coldiretti, rappresenta la parte più importante del provvedimento, ovvero il “consolidamento e la riconferma del rilascio di quote di ingresso riservate alle Associazioni di categoria per i propri associati nella misura di 22.000 unità”. Un decreto che quindi risponde in maniera puntuale alle esigenze del comparto (soprattutto agricolo) che, negli ultimi anni, ha vissuto non poche difficoltà nel reperimento della manodopera, di cui scarseggia nel nostro Paese non solo la disponibilità, ma manca anche una quota di personale qualificato. Proprio per questo motivo, ogni anno, la componente dei lavoratori stranieri assume una dimensione strutturale che presenta un’incidenza superiore a tutti gli altri settori produttivi. A esprimere soddisfazione per quanto deciso è Confagricoltura che, oltre ad accogliere il decreto chiede anche un ulteriore sforzo alle amministrazioni competenti. La richiesta è quella di velocizzare, per quanto possibile, l’ingresso dei cittadini extracomunitari competenti, chiedendo un iter burocratico più agile che “consenta alle imprese agricole di poter contare su questi lavoratori già nelle prime campagne di raccolta primaverili”. E se da un lato si chiude una porta, da questo si apre un portone.

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