Cronaca

Definire un uomo “pelato” è molestia sessuale. Dalla Gran Bretagna l’ultima follia del politicamente corretto

Un tribunale britannico ha stabilito che ironizzare sulla calvizie di un collega maschio equivale a molestarlo sessualmente

di Davide Romano -


Agli alpini conviene continuare ad organizzare le proprie adunate sul territorio nazionale. Se un giorno dovessero mai pensare di organizzare una trasferta inglese lì rischierebbero grosso; altro che qualche polemica politica per un “che belle gambe” di troppo, oltremanica se dai del “pelato” ad un tuo collega adesso rischi l’arresto. È quello che ha stabilito un tribunale del lavoro britannico dopo che Tony Finn, un elettricista che per 24 anni ha lavorato in una piccola azienda familiare dello Yorkshire, ha portato alla sbarra i suoi precedenti datori di lavoro per licenziamento ingiusto e molestie. L’uomo ha accusato un suo ex superiore di averlo chiamato “bald cock” durante un litigio, un’espressione che si può tradurre con “c**o pelato”.

Proprio la connessione tra la calvizie e l’organo sessuale maschile è stata determinante per i giudici nello stabilire che l’espressione utilizzata dall’ex collega di Finn non fosse un semplice insulto, ma una vera e propria molestia sessuale. Gli avvocati della società hanno fatto presente che la calvizie colpisce anche le donne, ma il collegio composto da tre giudici ha specificato che gli uomini sono molto più soggetti a questo problema e per questo le espressioni subite da Finn sono state lesive della sua dignità, trasformandole da semplice insulto ad una molestia perseguibile penalmente.

Insomma dalla Gran Bretagna ci arriva un nuovo esempio delle conseguenze dell’ipersensibilità, o forse sarebbe più corretto dire dell’ipersuscettibilità, che caratterizza quest’epoca. Una gara a chi si offende per primo con conseguenze non solo sociali, ma in questo caso anche giuridiche. Una evidente forzatura che per una volta non riguarda una delle numerose minoranze che abitano le nostre società, ma un maschio, bianco e (probabilmente) eterosessuale, ovvero il profilo di colui che di solito (come nel caso degli alpini) indossa i panni del “carnefice”. Il signor Finn è stato sicuramente offeso, ma forse, invece di adire alle vie legali e cedere anche lui al vittimismo generalizzato, avrebbe potuto semplicemente mandare a quel paese quell’arrogante del suo ex supervisore.


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