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Delmastro rinviato a giudizio dopo l’imputazione coatta: a processo dal 12 marzo per rivelazione di segreto d’ufficio, passò a Donzelli documenti del Dap. Torna alla carica il Pd: Si dimetta

di Angelo Vitale -


Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro sarà processato per rivelazione di segreto d’ufficio, il 12 marzo la prima udienza del processo cui indirizza l’azione penale svolta oggi dalla gup di Roma Maddalena Cipriani. Una notizia che rinfocolerà le polemiche sul tema giustizia da giorni in atto dopo le “preoccupazioni” del ministro della Difesa Guido Crosetto circa una magistratura schierata contro il centrodestra.

E riporterà in primo piano la “imputazione coatta” che ha originato il giudizio della gup di Roma, dopo che la Procura della Repubblica di Roma aveva considerato l’ipotesi che Del Mastro non fosse a conoscenza del grado di “segretezza” dei documenti del Dap sulla visita all’anarchico Cospito svolta in carcere da quattro deputati del Pd. Posizione ribadita dalla Procura anche stamane, chiedendo il “non luogo a procedere”, in cui confidava anche l’avvocato di Delmastro, Giuseppe Valentino.

Nel corso dell’udienza di oggi la gup Cipriani ga pure deciso l’esclusione dalla costituzione di parte civile dei deputati del Pd (serracchiani, Orlando, Verini e Lai) di cui Donzelli parlo a Montecitorio leggendo brani dei documenti passatigli da Del Mastro.

Il caso Delmastro nacque dopo che Il 31 gennaio scorso il deputato Giovanni Donzelli aveva letto alla Camera i contenuti di alcune registrazioni svolte nel carcere di Sassari, dove l’anarchico Alfredo Cospito era detenuto in regime di 41 bis e dopo che era in sciopero della fame da 85 giorni (prima di essere trasferito al carcere di Opera per motivi di salute proprio legati allo sciopero della fame). Registrazioni a lui girate in testo scritto dal sottosegretario Delmastro che con lui condivide un appartamento nella Capitale. Nel dettaglio, si trattava di conversazioni che Cospito aveva avuto il 12 gennaio con alcuni detenuti, boss di camorra e della ‘ndrangheta che condividevano con lui l’ora d’aria. Un momento di in cui, discutendo il regime cui erano sottoposti, avevano affrontato la necessità di una battaglia per indurre lo Stato a modificare la misura detentiva.

Registrazioni che poi il ministero della Giustizia definì non sottoposte a segretezza e riservatezza in quanto di “sorveglianza e vigilanza” da parte del del Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria. Da qui la richiesta di archiviazione da parte della Procura, poi superata dalla “imputazione coatta” per Del Mastro.

A Montecitorio, dopo che si è diffusa la notizia, una rinnovata richiesta da parte del Pd affinché Delmastro lasci il suo posto nel ministero di via Arenula e sia calendarizzata la mozione di sfiducia al sottosegretario.


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