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Detenute morte, Nordio va a Torino e propone la reclusione differenziata. Urla e proteste: “Libertà!”

di Angelo Vitale -

CARLO NORDIO MINISTRO


Dopo la morte di due detenute ieri a Torino (la prima, una cittadina nigeriana, lasciatasi morire dopo uno sciopero della fame e della sete che durava da metà luglio; la seconda, un’italiana, impiccatasi dopo poche ore), il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, si è recato in visita al  carcere delle Vallette.

Lunedì dovrebbe svolgersi, o forse essere solo disposta dalla Procura, l’autopsia della detenuta nigeriana, Susan John.

AGGIORNAMENTI ORE 13.50

Nordio è entrato nel carcere alle 11.40 circa e tuttora vi si trattiene. Subito, anche all’esterno, sono risuonate urla e proteste. I detenuti battevano le gavette sulle sbarre gridando “Libertà!”. Il ministro ha chiesto di visitare i reparti, di visionare la documentazione delle due detenute morte, di parlare con gli psicologi che ne seguivano le vicende.

AGGIORNAMENTI ORE 14.10

Di circostanza le parole iniziali di Nordio all’uscita dal carcere: “Non si tratta assolutamente né di una ispezione né di un intervento cruento, al contrario è un atto di assoluta vicinanza. Tra l’altro, nessuno meglio di un ministro che ha esercitato le funzioni di pubblico ministero per 40 anni conosce i disagi delle situazioni penitenziarie”.

Poi: “Questa mattina abbiamo ascoltato attentamente tutte le proposte arrivate da chi ha partecipato al tavolo e ne abbiamo presa nota. Compatibilmente con le risorse che abbiamo, cercheremo soprattutto quella che vorrei chiamare una detenzione differenziata: tra i detenuti molto pericolosi e quelli di modestissima pericolosità sociale ci può essere una situazione intermedia che, a mio avviso, può essere risolta con l’utilizzo di molte caserme dismesse e che hanno spazi meno afflittivi”.

E ancora: “Costruire un carcere nuovo è costosissimo, ed è quasi impossibile sotto il profilo temporale, perché abbiamo vincoli idrogeologici, architettonici, burocratici. Mentre con cifre molto inferiori possiamo riadattare beni demaniali in mano al ministero delle Difesa compatibili con l’utilizzazione carceraria. Il numeri dei detenuti è spesso superiore alla capienza – ha sottolineato Nordio – Ecco perché dobbiamo trovare forme alternative, alcune ci sono già, le cosiddette pene alternative, anche se non sono sufficienti a colmare il gap che c’è tra la necessità di garantire la sicurezza dello Stato, una priorità, e garantire anche l’umanità e il trattamento rieducativo del detenuto, una priorità altrettanto importante. Questo si può fare soltanto aumentando la disponibilità di edilizia carceraria ma è difficilissimo costruire delle nuove carceri in tempi brevi, l’unica soluzione a mio avviso è il riadattamento di strutture compatibili”.

“Da ex pubblico ministero – ha concluso – so perfettamente che quando vi sono degli eventi suicidari simili si apre un fascicolo e la magistratura è autonoma e sovrana nel procedere nelle indagini”.

 


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