Politica

Digitale… non è elettorale: poche idee e pure confuse 

di Redazione -


Banda larga, digitalizzazione della Pa e cyber sicurezza i temi ma ci sono accenni generici e traspare poca voglia di occuparsene.

Innovazione digitale e elezioni. Come si preparano i partiti a questa stringata campagna elettorale post-Ferragosto per parlare al Paese di digital? Prima di scendere nel dettaglio dei programmi ufficiali (quelli che di solito sono infarciti di promesse, poi non mantenute, e scandalosamente dimenticate dagli elettori, almeno di quelli che ancora vanno a votare), c’è da sottolineare una cosa. Dell’innovazione tecnologica, nel governo Draghi da tutti osannato per essere poi stato fulmineamente trombato da una mossa a tenaglia, chissà se non concordata, tra i 5Stelle rimasti tra le file di Giuseppe Conte e la Lega combinata a quel che resta di Forza Italia fulminati sulla via di Damasco da un’arrembante Giorgia Meloni, alla fine non si era occupato alcun politico, nemmeno di area come si diceva al tempo delle alchimie della Prima Repubblica. Insomma, Vittorio Colao è la cartina di tornasole di una politica che tanto parla di queste cose ma poi alla fine non è che ci si vuole impegnare più di tanto.

Lo rivelano gli stessi programmi, che sembrano scritti da un sindaco di provincia, che infarcisce il suo manifesto elettorale di parole in inglese solo per farsi bello ma con il pensiero fisso a gare e appalti. Si annunciano, in generale e genericamente, accelerazioni sulle infrastrutture per la banda ultralarga (quella che finora non è arrivata ovunque in Italia, nonostante cantieri dappertutto), incentivi alle startup e ai piani per l’industria 4.0 (negli anni recenti imbellettati senza troppa convinzione solo con nuovi titoli), la conferma della digitalizzazione della Pubblica amministrazione (quella in affanno sulla scadenza del prossimo dicembre, insidiata dai rallentamenti della gara per il Polo del Cloud), la spinta digitale per il turismo (fino all’ultimo minuto del governo Draghi oggetto solo di litigi sui balneari), l’agricoltura (oggi quasi morente per un Piano Siccità mai varato in un decennio e finora competitiva solo per le iniziative delle aziende). E addirittura, l’innovazione quale arma vincente per combattere l’evasione fiscale. Un annuncio, questo, suscettibile di far risuonare in tutto il Paese l’eco del mitico “pernacchio professionale” insegnato da Eduardo De Filippo 68 anni fa ne “L’oro di Napoli”, perché pochi ormai credono al fatto che la politica possa e voglia combatterla. Non manca una perla finale: l’aerospazio, che in Italia è ricerca ma anche e quasi sempre la “salita sul carro” straniero, a seconda del cartello di aziende vincenti nel comparto, in Europa e nel mondo. E qui il centrodestra vanta l’illustre consulenza dell’Aiad oggi presieduta da Guido Crosetto, che preferì anche per questo dimettersi dal Parlamento e seguire da vicino le vicende che hanno contribuito alla storia d’impresa della sua famiglia. Ad essere buoni, questi propositi sarebbero poi tutti un “copia&incolla” dalle linee programmatiche del Pnrr, quello che neanche la guerriera Meloni si sente poi di buttare in toto a mare.

Andiamo a leggere. Concentrato, sul tema, il centrodestra. La coalizione guidata da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, che vede in campo anche i moderati di Toti, Lupi e Brugnaro, punta ai cavalli di battaglia del turismo e dell’agricoltura, prevedendo la digitalizzazione delle relative filiere, pensando anche di incentivare le scuole tecniche professionali in collegamento col mondo del lavoro, con corsi universitari per le professioni Stem. E anche alla promozione spinta sul digital dell’imprenditoria giovanile e delle startup avanzate tecnologicamente.
Quasi analogo il programma del centrosinistra riunito intorno al Pd, con approfondimenti sull’impulso ai Porti Verdi e al settore ittico, alla sicurezza della Rete, all’istituzione di un Fondo nazionale per il diritto alla connessione digitale, che andrebbe cofinanziato dai residui della missione 1.2 del Pnrr (circa 1,2 miliardi di euro) e dagli introiti di una nuova gara sulle frequenze 5G.

Non molla la presa sulla cessione dei crediti d’imposta del modello Superbonus il movimento guidato da Giuseppe Conte. I 5Stelle propongono che serva a potenziare Transizione 4.0, con un riflesso importante sull’agricoltura. E poi, digital spinto per agricoltura, turismo e per tutti i settori d’impresa. Di contorno, l’incentivo ai diritti digitali, un evergreen dei grillini d’antan.

Il Terzo o Quarto polo – a seconda del giudizio in questi giorni dato da molti per commentare l’aggregazione lanciata in extremis da Azione e Italia Viva – intreccia il tema delle competenze digitali all’esigenza di incentivare formazione e occupazione giovanile. Unici nel panorama politico-elettorale, Renzi e Calenda citano il digital divide degli anziani, da combattere con servizi di prossimità e l’impulso a corsi formativi. E poi propongono di spingere sull’agritech, sui processi per la PA, su banda ultralarga e 5G, con smart buildings da incentivare con leve fiscali di lungo termine. In primo piano il sostegno ad aziende innovative e alla transizione di quelle esistenti, con procedure semplificate e facilitate al massimo. E con una una “sandbox” normativa e svincolata da tasse. Guardando al futuro di Industria 4.0, che Calenda stesso ideò.
Fin qui i programmi. C’è solo da aggiungere una notazione, per ricordare quanto finora programmato in Italia e gli standard concreti attraverso i quali i partiti e i governi hanno lavorato per “favorire” l’innovazione e la trasformazione digitale degli apparati pubblici e delle imprese. Il Piano Italia 2025, che doveva disegnare un futuro improntato al digitale e da dividere equamente nel nostro Paese guardando innanzitutto alle categorie più svantaggiate e a quelle fino ad oggi lontane dal digitale, è datato 2019 (fu presentato da Paola Pisano, un’accademica inserita nel suo secondo governo da Giuseppe Conte). Nasceva come aperto a proposte e condivisione. Oggi giace sul web, accompagnato da una novantina di proposte arrivate in tre anni.

Angelo Vitolo


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