Ambiente

Dimenticare Venezia? L’aria è irrespirabile, la laguna è inquinata

di Alberto Filippi -


Non è un bel momento per Venezia. Le notizie non sono buone, sul fronte ambientale. E rischiano di far calare a picco le chances turistiche di un luogo per molti magico. Da giorni prosegue l’allerta rossa circa l’inquinamento dell’aria. Nonostante siano in ribasso le concentrazioni delle polveri sottili, i valori restano fuorilegge e l’Arpav proroga lo stato di attenzione.

Altrettanto negative, le notizie relative alla laguna. Uno studio coordinato dal Cnr-Irbim di Ancona in collaborazione con il Cnr-Igg di Padova ha scoperto la presenza di diversi tipi di contaminanti, principalmente di origine fecale, nelle sue acque. E, ancora una volta, gli esperti guardano alla sostenibilità come unica strada per affrontare il problema.

Secondo la ricerca, pubblicata su Science of the Total Environment, un mosaico di contaminanti di natura microbica è presente nelle acque. All’opera i ricercatori dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine di Ancona (Irbim) in collaborazione con l’Istituto di geoscienze e georisorse di Padova (Igg) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e la Michigan Technology University (USA).

“La città di Venezia, con la sua laguna, è oggi una delle principali mete turistiche al mondo, e rappresenta un ambiente unico nel suo genere. Tuttavia, le attività industriali e legate al turismo, così come alcune peculiarità strutturali del centro storico della città, contribuiscono a un progressivo deterioramento dello stato di salute dell’ecosistema lagunare – dice Gian Marco Luna, direttore del Cnr-Irbim -. Il nostro studio innovativo, basato sull’analisi del DNA ambientale, evidenzia la presenza diffusa di un’ampia varietà di microrganismi di origine fecale e potenzialmente patogeni per l’uomo, un dato che ci invita a pensare alla necessità di adottare un approccio più sostenibile allo sfruttamento di quest’area”.

Il sistema lagunare veneziano custodisce le caratteristiche di molti ecosistemi costieri antropizzati e, in merito, le nuove tecnologie possono aiutare a ridurre gli effetti delle attività umane. “I nostri risultati mostrano che l’impatto dell’uomo nel fragile ecosistema della laguna di Venezia passa anche attraverso la contaminazione microbiologica, ma ci suggeriscono altresì che le nuove tecnologie di analisi del DNA rappresentano oggi uno strumento potente per mappare questo tipo di inquinamento ambientale, individuarne le possibili sorgenti e per attivare strategie efficaci di riduzione del rischio”, spiega Grazia Quero, ricercatrice presso il Cnr-Irbim.

E il modello Venezia può servire ad analizzare altri ecosistemi. “Lo studio apre alla possibilità di applicare lo stesso approccio basato sull’analisi del DNA ambientale per valutare il grado di contaminazione microbiologica in altre aree geografiche, sostenendo la necessità di una sempre maggiore interazione con altre discipline scientifiche, tra cui la modellistica, per meglio comprendere i processi che guidano il destino dei microrganismi patogeni nell’ambiente e per individuare le migliori azioni di mitigazione del fenomeno”, conclude Luca Zaggia, ricercatore del Cnr-Igg.


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