Attualità

Diritti dei figli dei detenuti, il ministero della Giustizia rinnova la loro Carta per altri 4 anni

di Giancarlo Cartocci -


Buone notizie, con il via del 2022, per i diritti dei figli dei genitori detenuti. Rinnovata per altri quattro anni, prima dello scorso Natale, la Carta frutto dell’intesa tra ministero della Giustizia, Agia e Bambinisenzasbarre onlus. In due anni, si è anche dimezzata la presenza di minori costretti a vivere i loro primi mesi di vita con le mamme detenute. Sono 19 i bambini piccolissimi nelle carceri con 17 madri detenute (a fine 2019 con 44 le madri  erano 48 i minori presenti negli istituti di pena).

La “Carta”, prima nel suo genere in Italia e in Europa, riconosce il diritto dei minorenni alla continuità del legame affettivo con i genitori detenuti e mira a sostenerne il diritto alla genitorialità, prevedendo azioni a tutela dei loro diritti (solo nel 2021, fino al 30 novembre, sono stati 280.675 i colloqui tra detenuti e almeno un familiare minorenne).

Al centro dell’accordo, iniziative in materia di custodia cautelare, di luoghi di detenzione, di spazi bambini nelle sale d’attesa e di colloquio, di visite in giorni compatibili con la frequenza scolastica, di videochiamate, di formazione del personale carcerario che entra in contatto con i piccini, di informazioni, assistenza e supporto alla genitorialità. Prevista anche una raccolta dati e un monitoraggio sull’attuazione del protocollo.

Per il ministero guidato da Marta Cartabia, l’obiettivo è “mai più bambini in carcere”. “Tutti i bambini, anche se con genitori detenuti, hanno diritto all’infanzia – dice la Cartabia – . Anche con questa Carta, lavoriamo perché i bambini – innocenti per definizione – non paghino le pene inflitte alle madri. Contemporaneamente, lavoriamo perché si riduca il più possibile quella “distanza dagli affetti” provocata dalla detenzione. Tutti i figli hanno il diritto di conservare un rapporto costante con i genitori, anche se reclusi. Assicurare la continuità dei legami familiari incide inoltre positivamente sul detenuto, nella prospettiva costituzionale della pena volta alla rieducazione. Lavoriamo per carceri, che aiutino a dare una seconda occasione”.

L’iniziativa nasce da un percorso nato 10 anni fa. Ed è divenuta un modello per la prima Raccomandazione dei 47 Paesi del Consiglio d’Europa nell’aprile del 2018, anticipando un percorso che gli altri Paesi europei stanno solo ora cominciando.


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