Primo Piano

Dispersi in mare

di Maurizio Zoppi -

MATTEO PIANTEDOSI MINISTRO


Aumentano il numero dei morti e dei dispersi, rispetto alla strage del mare al largo delle coste di Crotone. Proprio ieri, nell’ultima riunione del Centro coordinamento soccorsi, aperta in Prefettura nella città calabrese, sulla base delle stime delle forze dell’ordine, sono tra 27 e 47 le persone disperse durante il naufragio. Il numero dei morti al momento è di 68. Le condizioni meteo in questi giorni, non sono delle migliori e le ricerche vanno a rilento. La Direzione marittima di Reggio Calabria, proseguirà ad oltranza per tutto il fine settimana con mezzi aerei, navali, nucleo di sommozzatori e con il personale a terra della guardia costiera, questura, carabinieri, guardia di finanza, vigili del fuoco e protezione civile. Nel frattempo va avanti l’inchiesta, avviata dal procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia, rispetto ad un nuovo filone di indagini per cercare di chiarire quali siano state le decisioni prese dopo la segnalazione di Frontex del barcone a quaranta miglia dalla costa calabrese, avvenuta il 26 febbraio ed esattamente alle ore 23:03. La delega ai carabinieri per l’acquisizione di tutti gli atti relativi alla gestione di Guardia di finanza e Guardia costiera sarà formalizzata all’inizio della prossima settimana, probabilmente già lunedì prossimo. Tra i documenti che saranno raccolti anche nelle prossime ore dai militari, ci sono anche alcune registrazioni audio, ma anche le informazioni ricevute e date via radio. E, ancora, il resoconto delle telefonate partite dalla barca e dai pescatori a riva. Il pm capo, Capoccia, in questi giorni, è fuori sede per motivi familiari e dovrebbe rientrare in sede proprio lunedì, per formalizzare la delega ai carabinieri. Lo stesso giorno della prossima settimana inizieranno gli espatri per le salme, soprattutto per le vittime afgane. È emersa anche la disponibilità del governo di farsi carico dei costi. Finora al settore servizi sociali del Comune di Crotone sono arrivate sette richieste per il trasferimento delle salme, mentre 15 sono state raccolte dalle associazioni del terzo settore specializzate per i servizi all’immigrazione. L’Unchr, invece, sta raccogliendo le richieste dei parenti delle vittime che sono sopravvissuti al naufragio per il trasferimento delle salme nei Paesi di origine. Numeri destinati ad aumentare in considerazione che il governo italiano si è detto pronto a farsi carico delle spese per il trasferimento. La salma di una bambina ancora rimasta senza nome, invece, verrà sepolta nel comune di Catanzaro. “Questa barca ha attraversato tre Paesi prima di arrivare in Italia. Bisogna chiedersi come mai nessuno è intervenuto prima. Ci vuole un intervento a livello europeo che permetta effettivamente che nel Mediterraneo centrale ci siano azioni molto più mirate, veloci ed effettive”. Ha affermato Chiara Cardoletti, rappresentante Unchr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, tornando a parlare della tragedia di Cutro, a margine della firma di un protocollo con il Comune di Napoli per l’integrazione dei rifugiati.La rappresentante dell’associazione umanitaria, ha voluto ribadire che: “quanto accaduto è stata una tragedia. Per noi è importante, come ho detto già tante altre volte, che simili eventi non accadano più e che si impari da queste tragedie affinchè si capisca che è fondamentale intervenire in modo immediato quando ci sono condizioni di mare mosso così forte e affinché queste barche non siano lasciate andare per giorni e giorni nel Mediterraneo senza che nessuno intervenga”. Domenica prossima (5 marzo, dalle ore 15, ndr) è stata organizzata una Via Crucis dal titolo: “Con Cristo tra i migranti, dinanzi all’indifferenza del potenti” sulla spiaggia di Cutro, a una settimana dal tragico naufragio. L’iniziativa è organizzata dagli Uffici Migrantes e dall’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina. “Alla luce della tragedia che si è consumata nei giorni scorsi sulle coste del comune di Cutro, come comunità diocesana siamo chiamati a farci carico del dramma che ha colpito questi nostri fratelli”, scrivono i due uffici diocesani in una nota. “La morte e le terribili sofferenze che hanno colto questi innocenti in fuga dai loro paesi alla ricerca di una vita migliore interpellato profondamente le nostre coscienze e la nostra fede”. Per la diocesi crotonese “uno dei modi attraverso cui, come cristiani, possiamo farci prossimi alle afflizioni di questi nostri fratelli è sicuramente la preghiera, che rappresenta appunto lo strumento attraverso il quale intendiamo affidare a Colui che tutto può e che tutti consola la vicenda umana e spirituale di queste persone”.

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