Attualità

Dispositivi bluetooth sotto attacco hacker: privacy in pericolo

I ricercatori tedeschi della “Ernw” avrebbero trovato la falla nel sistema prodotto dalla Airoha

di Priscilla Rucco -


Cuffie e dispositivi bluetooth hackerati da una falla nei dispositivi e la privacy dei cittadini, ancora una volta viene messa a dura prova. Senza neanche troppi problemi, ai cybercriminali basterebbe posizionarsi a poca distanza dall’ignara vittima, e intercettare così il microfono per prendere informazioni sulle chiamate. La riservatezza dei nostri dati, le chiamate e la sicurezza stessa dei nostri cellulari verrebbero messi a dura prova ancora una volta.

La notizia arriva da un team di ricercatori tedeschi della “Ernw” che avrebbe testato la falla nel sistema prodotto dalla Airoha (Taiwan), ma utilizzato dalle più famose marche occidentali, tra i Bose, Jabra e Sony. I dispositivi che potrebbero essere hackerati riguarderebbero tutte le cuffie utilizzate senza la necessità dei cavi. Anche se la tecnica dell’attacco, rimane comunque complessa, l’accesso alle cuffie e al microfono degli auricolari, permetterebbe di dare comandi a distanza alle applicazioni, allo smartphone con l’uso illecito, attraverso attacchi ben mirati, al puro scopo di divulgazione e vendita dei dati sensibili, allo spionaggio e alla sorveglianza della popolazione, dando vita alla sostituzione delle cosiddette cimici per lo spionaggio.

L’azienda Ernw, starebbe già provvedendo allo sviluppo di un aggiornamento che dovrebbe correggere entro pochissimo tempo, il problema; per molti dispositivi gli aggiornamenti avvengono in automatico. Non è la prima volta che i dispositivi bluetooth, in 30 anni circa di utilizzo da parte degli utenti, produce problemi di sicurezza e privacy, ma nonostante ciò resta la tecnologia più usata per lo scambio rapido di dati, per ascoltare musica -proprio attraverso l’utilizzo del wireless-, per la condivisione di file, insomma per tutto ciò che riguarda la nostra privacy. Anche se il pericolo di attacchi hacker, chiamato “Bluborne” (proprio perché utilizzato attraverso il bluetooth), rende più vulnerabili i nostri dispositivi mobili; non solo cellulari ma tutti quelli che prevedono dispositivi abilitati al bluetooth e alle piattaforme informatiche tra cui iOS, Android e Linux, anche nel caso in cui la modalità non sia rilevabile (ufficialmente), tra le impostazioni selezionate dall’utente.

I criminali informatici, per rubare i nostri dati o ascoltare le nostre conversazioni, utilizzano dei software specifici per la rilevazione dei dispositivi collegati attraverso la tecnologia del Bluetooth e ciò non permetterebbe che ci sia una notevole distanza, bensì l’hacker dovrebbe essere posizionato a poca distanza dalla vittima. Successivamente, attraverso la possibilità di vedere a quali reti il malcapitato si è collegato in precedenza, creano una connessione in automatico, replicando le reti stesse, considerandole sicure ed affidabili, poiché usate già.

Dopo aver avuto l’accesso a queste informazioni e aver compromesso la sicurezza del sistema possono avvenire svariati cellulari, tra cui la possibilità di avere numerosi malware nei dispositivi, permettendo così il controllo e il furto dei dati, senza che nessuno possa accorgersene. Ma cosa possiamo fare, in attesa degli aggiornamenti che, in qualche maniera dovrebbero eliminare la possibilità di hackeraggio dei nostri sistemi? Evitare la condivisione con dispositivi di cui non conosciamo l’attendibilità (e di conseguenza la sicurezza), scaricare ed utilizzare antivirus anche gratuiti, che permettono un monitoraggio continuo delle applicazioni presenti sui dispositivi, ma scaricare anche applicazioni anti malware che una volta installate, rileveranno e bloccheranno le attività sospette ed illecite, inoltre, permettere ed effettuare l’aggiornamento del sistema operativo, controllando anche eventuali dispositivi esterni, collegati alle applicazioni e disattivare il bluetooth, quando non utilizzato.


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