Dolores Dori morta dopo aver sparato in una faida tra rom: caccia al consuocero
La donna ripresa dal figlio sedicenne in un video girato nel campo rom teatro di sangue
Ricostruita la vicenda di Dolores Dori, morta il 2 ottobre in ospedale a Desenzano: era stata protagonista attiva di un sanguinoso episodio di faida in un campo rom.
La faida nel campo rom
la 44enne di origine sinti era arrivata quel con sua madre, di 59 anni, e il figlio sedicenne al campo nomadi di via Ferrarini a Lonato del Garda.
Aveva sfondato il cancello del campo con l’auto per riprendersi la figlia. Scesa poi dal veicolo insieme alla madre, con questa aveva cominciato a sparare all’impazzata all’indirizzo dei presenti. Una scena ripresa dal figlio 16enne con il suo smartphone, alla fine della quale aveva avuto la peggio.
I soccorsi, l’inutile corsa in ospedale: Dolores morta
Gli occupanti del campo nomadi avevano infatti risposto al fuoco, colpendo Dolores con tre proiettili, due all’addome e uno a una gamba. Solo il marito aveva soccorso la donna caduta a terra. poi la corsa in ospedale, il ricovero, un inutile operazione chirurgica e il decesso. Nonostante l’intervento dei medici, Dolores eraè morta poco dopo.
Il video, la prova della faida
Una ricostruzione dei fatti possibile solo grazie al video sul telefono del sedicenne, che ha permesso ai carabinieri di Brescia e Desenzano di intervenire ora tempestivamente.
Il video, una prova del sanguinoso episodio di faida tra le famiglie rom al quale la vittima aveva attivamente partecipato.
I militari hanno arrestato la madre di Dolores e il figlio della 44enne deceduta. Per loro, l’accusa di tentato omicidio pluriaggravato, detenzione illegale e porto abusivo di armi, minacce.
Caccia all’uomo
Il marito di Dolores non risulta indagato. Gli investigatori cercano il consuocero della vittima, anche lui rom, ritenuto il possibile responsabile del triplice sparo per il quale è morta Dolores dopo l’episodio di faida nel campo.
E hanno sequestrato il campo nomadi per svolgervi più ampi rilievi scientifici, mentre continuano le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Brescia.
Torna alle notizie in home