Esteri

Donbass e Azovstal, le due chiavi del conflitto

Prosegue l’offensiva russa, gli ucraini rallentano l’avanzata facendo saltare i ponti

di Adolfo Spezzaferro -


L’operazione speciale delle truppe russe in Ucraina nella sua seconda fase punta a conquistare e mettere in sicurezza il Donbass. È evidente che l’offensiva di Mosca è concentrata, soprattutto nelle manovre di terra, nel sud est del territorio, fermo restando i continui bombardamenti su obiettivi militari nel resto del Paese. A leggere gli analisti militari, non v’è dubbio che il Donbass sia la chiave del conflitto, ormai. E non a caso il presidente ucraino Zelensky – in linea con Nato e Usa, che ora ci credono che Kiev possa addirittura vincere – parla di riconquistare anche i territori dei separatisti filorussi. L’ostacolo principale per le operazioni russe allo stato attuale è la strenua resistenza del reggimento Azov e dei marine ucraini asserragliati nell’Azovstal, l’acciaieria di Mariupol. Al di là dell’indubbia portata simbolica di questa Alamo ucraina, l’assedio al sito siderurgico sta occupando truppe e mezzi (da qualche giorno sono entrati in azione i carri armati) che potrebbero essere dislocati sulla linea del fronte settentrionale del Donbass. Dal canto loro, le forze ucraine continuano con tutti i mezzi a rallentare l’avanzata russa nella regione. In queste ore le truppe di Kiev hanno fatto saltare un altro ponte, dopo quelli sul Severskj Donec, sul fiume Borova, tra Rubizhne e Severodonetsk, e 50 km a sudest della stessa Severodonetsk. La città negli ultimi due giorni è stata sottoposta a pesanti bombardamenti di artiglieria e attacchi aerei. Sempre nel tentativo di rallentare l’avanzata russa, gli ucraini hanno fatto saltare la diga del bacino idrico di Mironovskyi.
Nel settore di Kharkiv, invece, le forze di Kiev hanno raggiunto il confine con la Russia. Così facendo hanno diviso in due sacche le forze russe. Peraltro da qualche giorno l’importante città di Kharkiv, a nord rispetto al Donbass, è ormai fuori dal raggio di azione dell’artiglieria russa. Le truppe di Mosca hanno preferito trincerarsi ad est del fiume Severski Donec per proteggere le linee di rifornimento dell’asse Kupiansk-Izyum, a sud est di Kharkiv. Altro segnale inequivocabile che lo sforzo bellico di Mosca è concentrato nel Donbass.
In questo quadro, resta la sacca di resistenza dell’Azovstal, che impedisce ai russi di completare la conquista di Mariupol, porto chiave per poter controllare il Mar d’Azov. Il presidente russo Vladimir Putin oggi ha dato l’ordine di consentire ai civili ancora presenti nell’acciaieria e nel bunker di lasciare liberamente l’area. Al contempo ha chiesto ai militari ucraini di deporre le armi per avere salva la vita. Come è noto, però, il reggimento Azov ha più volte affermato che la resa non è un’opzione contemplabile. Allo stato attuale dunque l’assedio russo è giunto a una fase di stallo. Anche perché mandare le truppe di fanteria a snidare gli ucraini sarebbe un bagno di sangue. È più che probabile infatti che Azov e i marine abbiano approntato trappole esplosive e mine. Inoltre, con attacchi di guerriglia urbana, gli ucraini potrebbero resistere ancora a lungo, infliggendo nel frattempo pesanti perdite alle truppe russe. Tuttavia va detto che Azov e i marine, abbandonati da Kiev, prima o poi finiranno acqua, viveri e soprattutto le munizioni.


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