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Donne italiane più istruite degli uomini, ma non nelle lauree Stem. E l’imprenditoria in rosa guarda al futuro

Secondo l'indagine sulle imprese femminili realizzata da Terziario Donna Confcommercio, in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, le donne italiane sono più istruite degli uomini.

di Ilaria Paoletti -


Nel 2020, infatti, il 65% delle donne risultano diplomate o laureate contro il 60,5% degli uomini. Il tasso di occupazione dell’altra metà del cielo, tuttavia, è più basso di quello maschile: il 53,9% contro 73,3%. Tra i laureati che hanno tra i 25 e i 34 anni, il 24,9%, ha una laurea nelle aree disciplinari scientifiche e tecnologiche, le cosiddette lauree Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics): di questi, però, il 36,8% è rappresentato dagli uomini e solo il 17,0% dalle donne. Resta però il fatto che l’incidenza delle lauree “rosa” nelle discipline Stem del nostro Paese è superiore a quella della media europea: il divario di genere, in questo caso, è meno marcato in Italia rispetto a nazioni che solitamente consideriamo più avanti in termini equità di diritti. “La diffusione delle materie Stem fra le donne e della formazione in generale – commenta Anna Lapini, presidente di Terziario Donna Confcommercio – costituiscono uno dei cinque pilastri da fortificare, insieme, all’identità, il credito, l’innovazione e la sostenibilità, che Terziario Donna ha individuato per consentire alle donne imprenditrici di contribuire all’Economia della Rinascita del nostro Paese”. “Solo se si creeranno condizioni di partenza eque e si forniranno a ciascun individuo, a prescindere dal suo genere, gli strumenti necessari a valorizzare il proprio potenziale – conclude – si creerà una società ed una economia più sana e più giusta”. D’altronde, i dati sottoposti da Confcommercio non dovrebbero sorprenderci: sono perfettamente coerenti con quelli, sempre relativi all’istruzione femminile, diffusi da Istat lo scorso ottobre. Secondo questo report, infatti, nel 2020 le donne laureate in Italia sarebbero il 23,0% e gli uomini il 17,2%. Secondo Istat, il 24,9% dei laureati (25-34enni) si è specializzato in aree disciplinari scientifiche e tecnologiche. E le ragazze, purtroppo, sono solo una su sei. La consapevolezza dell’importanza del colmare il divario in queste discipline emerge prepotentemente nelle risposte delle intervistate da Terziario Donna: la quota di coloro che ritengono molto importante investire nelle Stem per le imprenditrici è infatti del 48,5%, superiore più di 10 punti rispetto a quanto rilevato per le controparti maschili (38,1%). Non è un caso che, in generale, oltre 7 su 10 delle imprenditrici vogliono investire nei temi del digitale e nelle competenze manageriali e di gestione di impresa. Il 14,7% delle imprenditrici vuole che siano accresciute le conoscenze in materie di credito e finanza e il 14,1% su temi e competenze green e sostenibilità. Per quanto riguarda la formazione dei dipendenti, le competenze tecnico-professionali sono importanti ancor più per le donne rispetto agli uomini (66,3% contro 60,2%). Segue nuovamente il tema delle competenze digitali (22,3% per le imprese femminili, 22,8% per le maschili) e quindi la formazione in ingresso di lavoratori specializzati (8,2% contro 11,4%). La transizione ecologica viene sentita fortemente per la formazione dell’imprenditrici ma meno per i dipendenti (3,2% per le imprese femminili, 5,7% per le maschili).  Se insomma le donne laureate in materie tecnico-scientifiche sono ancora troppo poche, in futuro la situazione potrebbe cambiare proprio a causa delle giuste pretese in merito dell’imprenditoria in rosa.


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