Lavoro

Dopo la Great Resignation: un’indagine PageGroup sui desideri dei lavoratori

di Redazione -


La Grande Riflessione dopo le Great Resignation? Un’indagine PageGroup svolta su oltre 6mila candidati in tutta Europa rivela cheil 15% si è detto convinto di aver trovato il lavoro giusto e non ha desiderio di cambiare, mentre solo il 10% dichiara di non aver mai preso in considerazione l’idea di nuove strade professionali.

E tutti gli altri? “Negli ultimi tempi – dice Marco La Valle, managing director di PageGroup, presente nel Regno Unito, in Europa Continentale, Africa, Asia-Pacifico ed America del Nord e del Sud e in Italia attraverso i key brand  Page Executive, Michael Page e Page Personnel – – abbiamo incontrato un numero sempre maggiore di professionisti in procinto di fare una serie di riflessioni sul proprio futuro lavorativo e di fronte al classico bivio: restare o non restare nell’azienda attuale? Finora, tutti i fenomeni che hanno riguardato il mercato del lavoro sono stati descritti con nomi accattivanti e ad alto impatto mediatico: prima le grandi dimissioni, poi il quiet quitting e ora le grandi riflessioni, un modo per descrivere la tendenza di milioni di persone a rivalutare la propria carriera per ragioni e spinte differenti. E questo sembrerebbe il momento migliore per farlo”.

Ma cosa desiderano i lavoratori europei? Etica, flessibilità e work-life balance sono i tre pilastri su cui sembrerebbe fondarsi il benessere delle risorse. Tre quarti dei lavoratori europei intervistati, infatti, hanno dichiarato di voler lavorare per un’azienda con una solida responsabilità sociale d’impresa, mentre il 59% sarebbe alla ricerca di flessibilità (che si traduce, sostanzialmente, nella possibilità di lavorare da remoto, in parte o del tutto) e di un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata.

In questo, è cruciale il ruolo della leadership. I candidati europei hanno le idee molto chiare su chi sia un manager che mai vorrebbero incontrare nel loro percorso di carriera e ne hanno dipinto i tratti principali: resistenza al cambiamento, mancanza di capacità organizzative e altro aspetto interessante la poca empatia, che si traduce ad esempio in comportamenti quali critiche pubbliche ai membri del team o scarso riconoscimento di fronte ad obiettivi raggiunti.

2Le competenze – spiega ancora La Valle – sono la nuova frontiera del mercato del lavoro attuale. Nell’odierna economia della conoscenza, i professionisti devono concentrarsi sull’acquisizione delle competenze, sia tecniche che interpersonali, necessarie per avere successo. I numeri lo confermano: il 71% degli intervistati ha inserito la formazione e lo sviluppo della carriera tra i benefit lavorativi più desiderati, mettendo in secondo piano i vantaggi più tradizionali come l’assistenza sanitaria privata e l’uso dell’auto aziendale”.

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