Dopo Global Sumud Flotilla: tre Italie che non si parlano
L'annuncio dello sciopero generale spacca il Paese
Uno spezzone dei 10mila della scorsa notte a Roma
Il giorno dopo l’abbordaggio della Global Sumud Flotilla che ancora si prolunga in queste ore, la situazione che emerge – le piazze e le strade di molte città riempitesi stanotte di cittadini, l’annuncio dello sciopero generale del 3 ottobre, le reazioni del governo – sembra disegnare una netta divisione che è sociale prima di essere politica: due, se non tre Italie che si esprimono in modo differente, più che solo opposto.
Dopo lo stop a Global Sumud Flotilla
“È tempo della resistenza. Hanno provato a fermare la Global Sumud Flotilla, ora blocchiamo tutto”: con queste parole d’ordine, il global movement To Gaza chiama a raccolta cittadini e attivisti dopo l’abbordaggio delle imbarcazioni.
A Roma oggi l’appuntamento è alle 18:30 al Colosseo. Domani, la giornata dello sciopero generale proclamato dal sindacato di base Usb e dalla Cgil, il concentramento sarà al presidio davanti Termini a piazza dei Cinquecento alle 11. Mentre la Cgil di Roma e Lazio si dà appuntamento alle ore 8.30 a Piazza Vittorio Emanuele II per andare in corteo fino a Piazza dei Cinquecento e ricongiungersi alle altre organizzazioni.
Tutto fino ad arrivare a sabato 4 al corteo nazionale per la Palestina, con appuntamento alle 14.30 nella Capitale a Porta San Paolo.
Le reazioni del governo
Lo sciopero di venerdì “non porterà alcun beneficio al popolo della Palestina, in compenso porterà molti disagi al popolo italiano. Lo stesso popolo italiano che ancora ieri veniva ringraziato dai palestinesi per il lavoro che sta facendo. Ricordo che per esempio ieri siamo siamo stati la prima nazione ad aprire un corridoio per i ricercatori. Ricordo che siamo la nazione non islamica che ha evacuato più persone per essere curate nei propri ospedali e siamo una delle prime nazioni al mondo per consegna di aiuti”. Così la premier Giorgia Meloni al suo arrivo a Copenaghen per il vertice della Comunità politica europea.
“Tutto questo – ha aggiunto – è stato fatto con la disponibilità alle risorse del popolo italiano che affronterà nei prossimi giorni temo diversi disagi per una questione che mi pare c’entri poco con la vicenda palestinese e c’entri molto con le questioni italiane. Del resto ce lo spiegano i sindacati, perché mi sarei aspettata che almeno su una questione che reputavano così importante non avessero indetto uno sciopero generale di venerdì perché il weekend lungo e la rivoluzione non stanno insieme”.
“Aspetto il pronunciamento della commissione di garanzia: se la commissione dirà ‘Tutto bene’, ne prenderemo atto – afferma il vicepremier Matteo Salvini – . Se la commissione dirà ‘Non si fa così, non funziona così’, farò da ministro dei Trasporti tutto il possibile per garantire che domani l’Italia non scenda nel caos”.
I giovani per Gaza
Cresce pure la mobilitazione giovanile in solidarietà al popolo palestinese, dopo l’abbordaggio a Global Sumud Flotilla. La Rete della Conoscenza – che riunisce Link Coordinamento Universitario e l’Unione degli Studenti – annuncia la propria adesione allo sciopero generale con uno spezzone giovanile e studentesco.
“Come Rete della Conoscenza saremo nelle piazze di tutto il Paese per lottare al fianco della Palestina, contro il genocidio che Israele sta compiendo nei territori occupati e a Gaza e per denunciare la complicità dello Stato italiano – dice Francesca Cantagallo, coordinatrice nazionale. – l’Italia non ha mai cessato l’invio di armi e il supporto logistico all’esercito israeliano, anzi ha rinnovato i rapporti commerciali con lo Stato criminale di Israele”.
Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti, aggiunge: “Chiediamo al governo di fermare subito l’invio di armi e a scuole e università di interrompere ogni accordo con Israele e con le aziende belliche. È inaccettabile che studentesse e studenti vengano mandati in formazione scuola-lavoro in aziende che producono strumenti di morte”.
Anche dal mondo universitario arrivano critiche: “Leonardo e le altre aziende produttrici di armi sono aziende di morte – afferma Arianna D’Archivio, coordinatrice nazionale di Link – le università non possono diventare luoghi in cui si costruiscono armi che poi vengono usate contro studenti e popolazioni civili di altri Paesi. Chiediamo l’interruzione immediata di ogni protocollo di collaborazione”.
Il quadro generale, le tre Italie
Ci sono, fin qui, le opposizioni che colgono l’occasione per continuare ad attaccare il governo. e la Cgil che – è evidente – è rimasta molto colpita dai 600mila scesi in piazza per la manifestazione nazionale promossa dall’Usb, sulla carta minoritario.
C’è il governo che sceglie la strada dello sferzante sarcasmo e dei muscoli. E c’è un’Italia – lo dicevano prima della Global Sumud Flotilla ripetuti sondaggi – che è maggioritaria nel condannare il genocidio a Gaza e chiede maggiori azioni contro Israele. Probabilmente insoddisfatta oggi di ciò che il governo ha voluto ancorare al “piano di pace” di Donald Trump.
Forse, nessun effetto “elettorale” di questo scenario delle tre Italie dopo Global Sumud Flotilla. In ogni caso, una prova di un insufficiente dialogo.
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