Dopo-Zaia: il Veneto è conteso. Zoppas, De Carlo o lo strappo di Marcato?
La legge sul Terzo Mandato non permette la rielezione del governatore
Il dopo-Zaia è cominciato. E in Veneto si avverte tutto il peso di un vuoto che potrebbe (condizionale obbligatorio) spaccare il centrodestra. Il governatore più amato d’Italia non potrà più ricandidarsi per effetto della legge sul terzo mandato, ma resta al centro della scena. Una parte della Lega lo vorrebbe capolista in tutte le province, come nel 2020, per blindare il consenso e dare forza alla squadra. Ma Zaia per adesso tace, osserva, riflette. Uscire allo scoperto significherebbe esporsi. Ed entrare in collisione con Giorgia Meloni, oltre che con Matteo Salvini.
Le opzioni per il dopo-Zaia: De Carlo, Zoppas, Marcato
Ne vale la pena? Il nodo vero, però, è un altro: chi sarà il candidato presidente del Veneto? Tre ipotesi si fronteggiano, e nessuna è indolore. La prima porta il nome di Matteo Zoppas, civico stimato, ex presidente di Confindustria Veneto, riconfermato alla guida dell’ICE, agenzia per la promozione all’estero delle imprese italiane. È una carta su cui è ben disposta pure la premier Meloni, che lo vede come un possibile collante per tenere insieme Lega e Fratelli d’Italia evitando lo scontr. Zoppas ha il profilo del manager solido, con esperienza internazionale – giusto ieri a Roma ha partecipato alla tavola rotonda sul partenariato economico Italia-Malesia assieme al vicepremier Antonio Tajani e il primo ministro malese Anwar Ibrahim – e una rete di relazioni bipartisan nel mondo economico. Ma non è un volto noto ai più: fuori dagli ambienti istituzionali, i veneti lo conoscono poco, e questo potrebbe pesare, specie in una regione che ama leader radicati, riconoscibili.
L’altra opzione, sempre targata Fratelli d’Italia, è il senatore Luca De Carlo, senatore bellunese, coordinatore regionale del partito. È pragmatico, moderato, cresciuto politicamente nell’amministrazione locale prima di approdare a Roma. Conosce il territorio, ma non ha ancora una popolarità diffusa. Meloni è tormentata: da un lato De Carlo ha contribuito a costruire la macchina di FdI in Veneto e meriterebbe il premio; dall’altro, Zoppas le appare come l’uomo giusto per superare le bandierine di partito in una fase tanto delicata. Sullo sfondo si agita la terza via, la più esplosiva: lo strappo della Lega, che in alcune province – Treviso in testa – spinge per una corsa in solitaria.
Come la candidatura di Roberto Marcato, assessore uscente allo sviluppo economico, leghista di ferro, autonomista convinto. “Il sogno è correre da soli – spiega – con un tridente fatto di lista Lega, lista Zaia e una civica di amministratori. È la via per riportare il partito sopra tutti”. Marcato rivendica coerenza, voti e radicamento. Ma sa anche che questa ipotesi romperebbe gli equilibri nazionali. Perché i numeri sono impietosi: alle Europee Fratelli d’Italia ha preso il 38% in Veneto, la Lega appena il 14%. Un distacco che legittima l’ambizione meloniana di prendersi Palazzo Balbi.
In cambio, Salvini potrebbe tenersi la Lombardia e giocare altre carte a Roma. Ma la base leghista veneta non ci sta. Non vuole subire. Non accetta che sia la premier a decidere il futuro della Regione. E il doge Zaia? È lì, in mezzo, silenzioso e ingombrante. C’è chi vorrebbe che si esponga, che guidi la lista, che imponga un nome. Ma lui riflette. Un passo avanti potrebbe significare lo scontro aperto con Meloni. E con Salvini. Forse preferisce restare in quota, attendere, volare più alto. C’è chi lo vede già pronto per Roma, magari al Turismo se Daniela Santanché dovesse fare un passo indietro. Un ministero, un ruolo internazionale, un’uscita elegante. Il voto sarà in autunno, ma al centrodestra che un progetto ce l’ha, senza un nuovo totem. E il volto di Zaia, che per quindici anni ha dominato la scena, si staglia ancora all’orizzonte. Ma da lontano. Quanto conterà ancora?
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