Politica

Doppia Lega

di Ivano Tolettini -

MATTEO SALVINI UMBERTO BOSSI


Nel Carroccio ci si conta e ci si scontra per tornare a scaldare il cuore dei ceti produttivi della locomotiva nordista. È il bello della democrazia quando si ammucchiano le tessere e anche il Capitano è costretto ad aprire ai militanti che possono candidarsi senza più “restrizioni”. Una svolta segnata dai litigi e anche dalle mini-scissioni, com’è successo al Pirellone dove i consiglieri Roberto Mura, Federico Lena e Antonello Formenti hanno sbattuto la porta per fondare il “Comitato del Nord” appena in tempo per evitare di raccogliere le firme qualora si presentassero alle elezioni di febbraio con un nuovo movimento. Ma Umberto Bossi ha subito preso le distanze dal terzetto, salvo poi chiedere unità e comprensione a Matteo Salvini che aveva sancito l’immediata espulsione.
Tolto il tappo dei commissari dopo la batosta elettorale del 25 settembre per mano di Fratelli di Italia, che ha vampirizzato la Lega, dalla Lombardia al Veneto è partita la stagione dei congressi ora a livello provinciale in vista di quelli regionali. E il fronte del Nord produce tensioni potenti dentro un partito che il Segretario non controlla più perché la sconfitta nelle urne si è tradotta nella perdita di consensi interni. Le regole della leadership funzionano così. E Matteo ne è ben consapevole.
Non stupisce allora che a Brescia la sindaca Roberta Sisti di Torbole Casalba, paese di quasi 6.500 anime nella Bassa pianura, in rappresentanza del “Comitato del Nord” sconfigga per 391 voti a 365 l’ex segretario provinciale Alberto Bertagna, di stretta osservanza salviniana e legato ai parlamentari Stefano Borghesi e Paolo Formentini; mentre nell’ortodossa Varese Andrea Cassani, quantunque sostenuto dal presidente Attilio Fontana e dall’on.Stefano Candiani e dall’eurodeputata Isabella Tovaglieri, presenti nel teatro di Busto Arsizio dov’è stato allestito il seggio, superi di appena 12 voti il bossiano Giuseppe Longhin. A far rumore l’assenza del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti.
E se a Como vince Laura Santin, moglie del coordinatore della Lega Lombarda Fabrizio Cecchetti in orbita “Comitato del Nord”, a Pavia prevale il salviniano Jacopo Vignanti sulla bossiana Roberta Marcone. Il “Comitato” però si rifà a Cremona con Simone Bossi, mentre a Lodi Claudio Bariselli alza lo stendardo di Salvini. Non così nella Lega Bergamasca dove alla presenza del Segretario e di Roberto Calderoli, il sindaco di Telgate, Fabrizio Sala, vicino a Bossi, diventa nuovo segretario per 8 voti (342 a 334 sull’ortodosso Mauro Brambilla) e nel suo applaudito intervento dice in faccia a Salvini che i candidati “a tutti i livelli dovrebbero essere scelti con le primarie”.
Musica per molti “lighisti” veneti, come Roberto Marcato (si legga l’articolo a fianco), sostenitore di un’apertura al confronto serrato per recuperare lo spirito fondativo che sapeva parlare a tutti gli strati sociali.
Così a Padova dopo che la rappresentante dell’ortodossia, Federica Pietrogrande, sostenuta dai pesi massimi Bitonci e Ostellari ha sbaragliato gli avversari, c’è attesa per il congresso provinciale in cui si sfideranno apertamente le due anime: Salvini-Bitonci contro Marcato-Boron-Zaia, anche se il governatore come suo costume non scende nell’agone. Ma al di là del bon ton di facciata il Doge, impegnato ieri pomeriggio al teatro Olimpico di Vicenza nella promozione del suo nuovo libro che miete ristampe (“I pessimisti non fanno fortuna”), è lontano dalla linea del Capitano.
La stagione dei congressi in Veneto ha visto a Rovigo il successo di Guglielmo Ferrarese, zaiano-marcatiano di ferro, mentre domenica a Verona Nicolò Zavarise sarà candidato unico e i leghisti vicentini dovranno attendere il 2023. A Treviso, invece, si confronteranno in quattro: Dimitri Coin, Luciano Dussin, Giuseppe Paolin e Riccardo Barbisan. La spaccatura della doppia Lega. È la democrazia bellezza.


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