Economia

Draghi ancora a caccia di gas. In Israele per provare a resuscitare il gasdotto EastMed

di Davide Romano -


Il governo italiano punta a chiudere un’intesa con Tel Aviv per sfruttare il giacimento Leviathan

Diversificare le fonti di approvvigionamento a tutti i costi. Dopo l’Algeria ora è Israele ad accogliere Mario Draghi, in missione per conto dell’Italia alla continua ricerca di gas naturale alternativo a quello russo. Una visita in qualche modo “storica”, visto che dal 2015 un nostro presidente del Consiglio non si affacciava dalle parti di Tel Aviv. Draghi ha incontrato il primo ministro Naftali Bennet, alla guida da un anno di un governo di coalizione, e Yair Lapid, attuale ministro degli Esteri che nel 2023 subentrerà come primo ministro allo stesso Bennet; una sorta di staffetta prevista dagli accordi della maggioranza di governo. Nella sua visita Draghi ha incontrato a Ramallah anche il primo ministro palestinese, Mohammed Shtayyeh, ma più per prassi diplomatica che altro. In cima all’agenda del nostro presidente del Consiglio c’è infatti l’energia. E su questo l’interlocutore è il governo di Tel Aviv.

Israele non ha nel suo territorio fonti energetiche, ma da qualche anno è stato scoperto un maxi-giacimento denominato Leviathan a 130 chilometri di distanza da Haifa, nella zona economica esclusiva israeliana (anche se è in corso una controversia con Libano per la definizione di una parte di confine). Le riserve stimate sono di circa 600 miliardi di metri cubi di gas naturale e ne fanno il secondo giacimento più grande del Mediterraneo dopo quello egiziano Zhor, scoperto dall’Eni, che contiene 850 miliardi. Alle riserve di Leviathan si sommano i 300 miliardi di metri cubi del giacimento Tamar, collocato sempre nella zona economica esclusiva israeliana nel Mar di Levante, operativo dal 2013 e nel quale sono entrati con il 22% gli Emirati Arabi Uniti dopo gli Accordi di Abramo. Anche Leviathan è entrato in funzione e le esportazioni, che ora in buona parte sono destinate alla Giordania, potrebbero invece riguardare l’Europa alle prese con la crisi energetica aggravata dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni a Mosca.

In un primo momento il gas naturale israeliano potrebbe raggiungere il nostro Paese solo via nave, ma nel medio e lungo periodo l’obiettivo è quello di rilanciare il progetto del gasdotto EastMed, un’infrastruttura lunga circa 1900 chilometri totali, di cui un terzo su terraferma e due terzi via mare, che passando per Cipro e Grecia arriverebbe alla fine ad Otranto. La realizzazione dell’ultima parte, il tubo sottomarino di 216 chilometri che collegherebbe la Grecia con la Puglia, è denomina Poseidon e da anni la sua eventuale realizzazione è al centro di numerose polemiche, con diverse forze politiche, il Movimento Cinque Stelle su tutti, che a più riprese hanno definito l’opera “inutile”. Ma la guerra in Ucraina e l’impennata dei prezzi dell’energia hanno cambiato le prospettive di molti, e adesso in pochi direbbero no alla possibilità di far arrivare in Europa fino a 20 miliardi di metri cubi di gas all’anno grazie al gasdotto EastMed. Un’opera osteggiata dalla Turchia, che verrebbe tagliata fuori dal progetto e che da sempre è sponsor di un altro gasdotto, quello trans-adriatico (Tap) che dal Mar Caspio raggiunge l’Italia attraversando per grande parte del percorso proprio la penisola anatolica.

Il governo italiano stima i costi della realizzazione dell’opera in 6 miliardi di euro, a cui andrebbero aggiunti i costi per il tratto denominato Poseidon per il collegamento Grecia-Italia. Il gasdotto EastMed è stato inserito nei progetti di interesse comune dell’Unione europea, e ha già ricevuto 36,5 milioni di euro di finanziamenti dalla Commissione Ue e 2,25 miliardi di euro da banche private tra cui Hsbc e Jp Morgan. Gli studi europei di fattibilità sono in via di conclusione e nei prossimi giorni la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, sarà in Israele. Al centro dei colloqui tra Draghi e Bennet anche un rafforzamento del già forte partenariato economico tra Italia e Israele, in particolare nel comparto dell’innovazione, delle tecnologie della comunicazione e sulla sicurezza informatica.

Nel 2021 gli interscambi tra Roma e Tel Aviv si sono attestati a 4 miliardi di euro, segnando un +25% rispetto al 2020, con esportazioni italiane pari a 3,1 miliardi e importazioni pari a 910 milioni. Secondo le statistiche relative al mese di gennaio 2022 dell’Osservatorio economico della Farnesina, l’Italia è il settimo mercato di destinazione dell’export di Israele, con una quota di mercato del 3,3 per cento, e il sesto fornitore di Israele (quota di mercato del 3,4 per cento). Ma l’obiettivo di Draghi è quello di estendere la cooperazione anche al di là dell’energia e dell’innovazione, rafforzando le relazioni economiche  anche nei comparti dei trasporti, della mobilità sostenibile, della biomedicina e dell’aerospazio. In ambito sanitario poi è forte l’interesse da entrambe le parti a collaborare nell’ambito della salute digitale, del molecular health, della medicina di precisione, del Med Tech e della farmaceutica. L’Italia punta dunque a rafforzare le relazioni economiche con Israele in tanti campi, ma la questione energetica resta la priorità.


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