Politica

Draghi e l’eterna tentazione del centro

Attorno al premier potrebbe sorgere un rassemblement bipartisan, da Carfagna a Calenda. Ma c’è il precedente poco invitante di Scelta Civica

di Giovanni Vasso -


Mario Draghi brilla al centro della politica italiana e appunto al centro attira sempre più leader, partiti e correnti pronte a tutto pur di partecipare alla costituzione di un ipotetico partito del premier. Per i sondaggi, la popolarità dell’ex governatore della Bce resiste, nonostante le frizioni interne alla maggioranza che lo sostiene. Anzi, proprio i litigi finiscono per rafforzare l’immagine del premier presso l’opinione pubblica moderata, stufa di risse politiche. Ci sarebbe spazio, dunque, per un centro che si basi su parole d’ordine forti: serietà, responsabilità, europeismo e riformismo. L’idea di un gran ballo centrista dunque c’è, gli invitati, più o meno di lusso, pure.

L’ammirazione per Mario Draghi, si sarebbe detto in tempi di più netto bipolarismo, è bipartisan. Tanto dal centrodestra quanto dalla sinistra, e perfino nel settore più governista del M5s, si sprecano gli attestati di vicinanza e fedeltà al premier. A cominciare da Forza Italia, dove – nonostante le smentite – il rapporto tra Maria Stella Gelmini e l’estabilishment del partito azzurro è ai minimi termini. La posizione di Gelmini è interessante perché, insieme a Brunetta e Carfagna, rappresenta l’area centrista e governista, si direbbe più draghiana che berlusconiana. Quella che si oppone alla strategia che vorrebbe stringere Forza Italia alla Lega, magari in una sola federazione. La bagarre tra Tajani-Ronzulli e Gelmini è esplosa a Sorrento, alla convention voluta dal ministro per il Sud Mara Carfagna. Dove, secondo gli spifferi e le indiscrezioni, si sarebbero poste le basi di un futuribile polo centrista, moderato e governista, che in Draghi troverebbe il suo collante o quantomeno la sua ispirazione e in Carfagna, che già da mesi subisce sollecitazioni in tal senso, uno dei protagonisti di punta.  

I governisti di Forza Italia, chiaramente non sarebbero soli. E, anzi, si ritroverebbero in folta compagnia. Italia Viva, per esempio, sarebbe sicuramente della partita. E con Renzi e i suoi ci sarebbe anche l’ex ministro Carlo Calenda che ha rotto gli indugi da tempo ed è tornato a parlare apertamente della necessità di costituire il terzo polo. Intervistato a Radio 24, il leader di Azione ha affermato: “Noi costruiremo un terzo polo perché non è pensabile andare a votare come nel giorno del marmotta con due coalizione all’interno delle quali non si è d’accordo su nulla”. Dunque ha rottamato le ultime tentazioni bipolari: “Davanti a una stagione molto difficile e complicata ci troveremo in una condizione in cui nessuno dei due poli può governare. Questo non è possibile. Dobbiamo dare un’alternativa, costruire un’area della responsabilità e della serietà”. Infine ha confermato la sua idea: “Dobbiamo costruire un terzo polo: stiamo lavorando con Più Europa e liste civiche nazionali e se prenderemo una percentuale ragguardevole bisognerà fare una larga coalizione di partiti europeisti e andare avanti con Draghi”.

Il cantiere del terzo polo attorno o ispirato alla figura del premier “migliore” è aperto. Le speranze sono tante. Ma c’è un precedente di sicuro poco rassicurante per i fautori della piattaforma tecno-moderata. Si tratta dell’esperimento politico di Scelta Civica e del rassemblement sorto nel 2013, con Udc e Fli, attorno alla figura dell’ex presidente del consiglio Mario Monti. Quella mossa costò la carriera politica a un leader riconosciuto e strutturato come Gianfranco Fini, che da allora non è mai più tornato in Parlamento, e quasi distrusse quella del centrista inossidabile Pierferdinando Casini.


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