Politica

Draghi rivendica “il successo” su sanzioni e tetto al prezzo del gas. E gela Salvini su viaggio a Mosca: “Noi allineati con Ue e Usa”

Il premier esprime soddisfazione per l’accordicchio europeo sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia e richiama all’ordine il leader leghista, ribadendo la collocazione internazionale del governo

di Davide Romano -


Alla fine la montagna europea ha partorito il topolino. L’accordo sul sesto pacchetto di sanzioni è un compromesso al ribasso che prevede lo stop al gas russo, ma solo a partire da fine anno ed esclusivamente per il greggio inviato via mare. Viktor Orban ha infatti ottenuto l’esenzione per l’oleodotto Druzhba e l’Ungheria potrà continuare a ricevere il petrolio di Mosca. Nonostante le evidenti difficoltà e i ritardi per arrivare ad una intesa solo parziale, Mario Draghi si è detto “abbastanza soddisfatto” dei risultati ottenuti dal Consiglio europeo. “L’accordo sulle sanzioni è stato un successo completo”, ribadisce il presidente del Consiglio, “immaginarlo qualche giorno fa non sarebbe stato credibile. L’Italia non esce penalizzata dall’intesa, anche per noi l’obbligo di non importare petrolio russo scatterà alla fine dell’anno, e quindi saremo come tutti gli altri”.

Draghi rivendica anche il risultato sul “price cap” del gas, ovvero sulla richiesta italiana di calmierare le tariffe dell’energia inserendo un “tetto” a livello europeo. “Siamo stati accontentati. Ora la Commissione ha ricevuto il mandato per studiare la fattibilità del tetto e anche altri questioni”.  Il premier italiano ha spiegato come le sanzioni alla Russia “dureranno molto a lungo” e raggiungeranno “il momento di massimo impatto quest’estate”. Tra i principali leader europei Draghi sembra essere quello più vicino all’Ucraina, con l’Italia ormai unico grande sponsor di un accesso di Kiev nell’Ue in tempi rapidi: “Lo status di candidato trova l’obiezione di quasi tutti i grandi Stati dell’Ue, tutti direi, esclusa l’Italia. Lo status di candidato al momento non è prevedibile per l’opposizione di questi Paesi ma immaginare un percorso rapido sì”.

Dunque l’azione di Draghi, in prima linea per l’inasprimento delle sanzioni e per l’ingresso dell’Ucraina nella Ue, ribadisce sì il collocamento europeo del nostro Paese ma ancor di più la fedeltà all’alleanza transatlantica. E in questo senso il messaggio inviato dal premier a Matteo Salvini, al centro delle polemiche in questi giorni per aver ipotizzato un viaggio a Mosca, è piuttosto chiaro: “Il governo, quando si è formato, si è fermamente collocato nell’Unione europea e nel rapporto storico transatlantico”, ha ricordato l’ex presidente della Bce. “In questo binario si è sempre mosso e continua a muoversi. Io sono stato chiarissimo su questo. Il governo è allineato coi partner del G7 e dell’Ue e intende proseguire su questa strada. Non si fa spostare da queste cose, nella mia audizione al Copasir ho solo raccomandato che i rapporti che i membri della maggioranza possono avere è importante siano trasparenti. Questo è quanto”. Le parole di Draghi suonano un po’ come la pietra tombale sulle velleità diplomatiche di Salvini, già massacrato in questi giorni dai media più vicini al governo e da alcuni dei principali azionisti della maggioranza, Pd in testa.


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