Attualità

Dtt, la via italiana alla fusione (non prima del 2050)

di Giovanni Vasso -

Un fermo immagine tratto da Youtube mostra la macchina sperimentale per la fusione (DTT) che sarà costruita a Frascati Enea/DTT. ANSA/YOUTUBE EDITORIAL USE ONLY NO SALES


Ecco Dtt. Sei metri per sei tonnellate per contenere fino a trentatré metri cubi di plasma a una temperatura stimata di oltre cento milioni di gradi. Non è fantascienza, ma la realtà del progetto, tutto italiano, Dtt, Divertor Tokamak Test, presentata ieri allo stabilimento Asg Superconductors di La Spezia. Per ora c’è un magnete, il primo di diciotto, del Dtt che sarà prodotto da Centro Ricerche Enea di Frascati, che servirà alla produzione di energia per il tramite della fusione nucleare. Accadrà, ma non ora e, a quanto riferisce Enea, non prima del 2050. Il progetto, oltre all’agenzia nazionale per le nuove tecnologie e l’energia vede il coinvolgimento di altri attori di primo livello del mondo della ricerca, industriale e dell’energia. Da Eni fino alle università italiane. L’investimento assomma, complessivamente, a più di 600 milioni ma genererà, secondo le proiezioni degli esperti, fino a due miliardi in termini di impatto economico e occupazionale. Il “meccanismo” che il Dtt punta a replicare è quello dell’energia delle stelle che deriva agli astri dall’unione di due nuclei di elementi leggeri, per esempio l’idrogeno. Un procedimento che, stando a quanto promettono i ricercatori, non produrrà né gas serra, né rifiuti radioattivi. Alla presentazione del progetto c’era, tra gli altri, il ministro all’ambiente e sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin che ha definito il Dtt come il “primo tassello” verso la fusione, ha applaudito all’industria italiana “punto di riferimento sul nucleare” e si augura che il ddl “entro fine anno diventi legge dello Stato” con l’obiettivo di piazzare già i primi Smr “su piccole navi mercantili”.


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