Politica

E Draghi accompagnò Durigon fuori della porta

“Figurarsi se Draghi si occupa di toponomastica! Non credo sia tra le sue priorità”. Così minimizzò Matteo Salvini all’indomani di un incontro con il Presidente del Consiglio dove – disse - si sarebbe parlato di tutto ma non del “caso Durigon”.

di Redazione -


E invece, a dispetto delle assicurazioni del segretario leghista, Draghi – tempo qualche settimana – ha fatto rotolare via dal Governo il sottosegretario all’economia.Silenzioso come un falco, al momento opportuno, ha “artigliato” il malcapitato politico di Latina mettendolo fuori il portone di Palazzo Chigi. Un misto, Draghi, della pervicacia di Giulio Andreotti e dei silenzi di Aldo Moro. Non è la prima volta che il segretario della Lega è costretto a fare buon viso a cattivo gioco. E’ avvenuto quando il Capo del Governo ha blindato il ministro Speranza dagli attacchi di Salvini. “L’ho scelto io”, disse secco gelando i “desiderata” del Capitano. Lo ha fatto quando, convocandolo senza clamore nella stanza ovatta al primo piano, gli ha consigliato “eufemisticamente” di mettere la museruola ai Borghi e ai Bagnai di turno, in cerca di visibilità. Si è ripetuto sulle “chiusure” sempre avversate dalla Lega: “sono pensabili o impensabili solo in base ai dati dei contagi. Le misure – fece notare con calma – non sono campate in aria”. E ogni volta Salvini esce dal colloquio apparentemente “rasserenato” ma con la voglia repressa di spaccare il mondo e far saltare il governo. Ma non si può. La gente non lo capirebbe e soprattutto non lo capirebbero quegli industriali del nord che attendono, per il rilancio delle loro imprese, i finanziamenti europei. E intanto la Lega si prosciuga e Giorgia Meloni… gongola.

A cura di PdA


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