E se una Guerra d’Algeria fosse nuovamente alle porte?
Se si parla con gli addetti dell’intelligence transalpina si ravvisa un nervosismo quando il discorso cade sull’Algeria. Da sempre le relazioni tra Parigi e Algeri sono state segnate da diffidenza reciproca, che si riflette anche in una vera e propria “guerra di spie” consumata lontano dai riflettori, ma con episodi che emergono periodicamente e alimentano schermaglie spionistiche e tensioni diplomatiche. La memoria balza alle operazioni clandestine durante la guerra d’Algeria (1954-1962) quando attentati, sabotaggi e omicidi mirati avvenivano anche sul suolo francese, con risposte dell’intelligence transalpina non meno violente e sotterranee. Dal canto loro, gli algerini non dimenticano alcune ambiguità nel corso del “decennio nero”, durante la guerra al FIS e alla GIA (1992-2002). La situazione negli ultimi anni sembrava calma, con un tributo da parte di Algeri nel ribattezzare nel 2016 l’agenzia interna DGSI (direzione generale della sicurezza interna) ovvero con lo stesso nome dell’analoga struttura parigina.
Ma nel 2024, complice il riconoscimento da parte di Emmanuel Macron dei diritti marocchini sul Sahara occidentale, si è scatenata una serie di colpi di mano in Francia che vede operativa l’altra agenzia di Algeri, la DGDSE (direzione generale della documentazione e sicurezza esterna): rifugiati politici e giornalisti aggrediti, eletti franco-algerini minacciati ed azioni di raccolta informativa, anche economica, sempre in maggiore profondità. Al di là degli oltre cinque milioni di cittadini francesi discendenti e naturalizzati, vi sono ben 892.000 algerini residenti legalmente in Francia. Un ottimo acquario nel quale nascondersi, sul quale ha investito Algeri con una poderosa rete consolare di 20 uffici in tutta la Francia. L’intelligence di Parigi stima gli agenti operativi algerini in qualche centinaio, con infiltrazioni in uffici pubblici, e manodopera nella malavita nordafricana. Dagli addetti ai lavori, le spie algerine sono considerate di ottima scuola e quelle operative all’estero persino le migliori, grazie anche alla perdurante formazione prima sovietica e poi russa. Dallo scoppio della guerra russo-ucraina si sono moltiplicati incontri e collaborazioni tra i patron della DGDSE, prima il generale M’henna Djebbar e poi il generale Rochdi Fehti Moussaoui, e i loro omologhi del FSB e GRU. Mosca non perdona l’appoggio francese all’Ucraina.
La “guerra di spie” si è manifestata attraverso arresti e campagne di disinformazione, con il culmine raggiunto nel mese di aprile , con l’espulsione francese di 12 agenti algerini, subito seguita da una rappresaglia speculare di Algeri con altrettanti diplomatici e militari francesi espulsi. Anche il caso Amarante International è emblematico, in questa nuova fase di rivalità, giocata anche a livello di intelligence economica: l’arresto ad Algeri del direttore algerino della filiale di questa società di sicurezza privata con forti legami con l’intelligence d’Oltralpe, desta preoccupazioni. La vicenda rimane avvolta nella riservatezza.
E l’Italia? I pilastri della nostra proiezione mediterranea ed Algeri coltivano un rapporto di oltre sessant’anni: Farnesina, ENI e, ça va sans dire, AISE hanno rafforzato negli ultimi anni le relazioni con le controparti algerine, non solo per affrontare lo spinoso dossier degli approvvigionamenti di gas, grazie all’eccellente relazione con Sonatrach, strettamente collegata all’apparato militare e di sicurezza algerino, ma anche in una logica di contenimento dei movimenti islamisti e della pulsione migratoria nell’Africa saheliana e sub sahariana, dove Françafrique sembra proprio aver perso la presa come nel caso del recente colpo di Stato in Niger. Un storia vecchia: qualcuno ricorda che Enrico Mattei con l’FLN ci ha lavorato fin dai tempi della guerra d’Algeria …
Giornalisti, croce e delizia dell’intelligence contemporanea
Torna alle notizie in home